In sella a uno scooter, in giro per rioni malfamati di periferia e spaccati popolari della città antica. Un giro a caccia di emozioni, a leggere le dichiarazioni rese ai pm del pool anticamorra di Napoli da Mario Balotelli. La storia è quella nota: la visita a Napoli nella primavera del 2010 dell’ex giocatore dell’Inter come ospite di una kermesse di sport e spettacolo, poi una full immersion nella gomorra napoletana. Quartieri Spagnoli e Secondigliano, sempre in sella a uno scooter guidato dall’imprenditore Marco Iorio, a sua volta finito in manette lo scorso trenta giugno al termine delle indagini per riciclaggio. Quel viaggio nei rioni della camorra, Balotelli lo ricorda in un verbale firmato qualche settimna fa dinanzi ai pm della Dda Sergio Amato e Enrica Parascandolo. Chiese a Iorio «una barca per fare un giro a Capri assieme a un amico e qualche ragazza», poi pranzò nel prive del ristorante del lungomare. Fu allora che chiese di fare un giro a Secondigliano. Spiega il fuoriclasse del Manchester City:
«Qui a Secondigliano ho avuto modo di vedere ad una distanza di circa dieci metri, un tavolo con delle buste di droga sopra».
Fu allora – si legge agli atti – che chiese di allontanarsi e di essere ricondotto in albergo. E non c’è solo il racconto di Balotelli, nell’inchiesta chiusa una ventina di giorni fa. Spicca la testimonianza di Ezequiel Lavezzi, l’asso argentino del Napoli, che offre altri spunti investigativi utili per mettere a fuoco i rapporti tra tifo e camorra, tra by night e imprese di successo. Lavezzi – in sintesi – dichiara di aver conosciuto Antonio Lo Russo, il figlio del boss pentito Salvatore Lo Russo, quello immortalato a bordo campo con una finta pettorina da giardiniere durante Napoli-Parma:
“Riconosco nella foto che mi mostrate il volto di Antonio, ma ho appreso dai giornali che si trattava di un latitante, io lo conoscevo come capoultrà. Antonio Lo Russo è venuto anche qualche volta a casa mia, in occasione di incontri con i tifosi, dal momento che c’è anche in Argentina un’abitudine dei giocatori di mantenere rapporti con i capi delle tifoserie. Poi, se non ricordo male”
aggiunge Lavezzi
“Antonio si prodigò con uno striscione per impedire che venissi trasferito dal Napoli, quando si diffusero le voci di una mia cessione”.
E non è tutto. A Lavezzi gli chiedono anche di Marco Iorio:
«Era un mio punto di riferimento, andavo molto spesso a mangiare da lui e uscivo con lui».
Poi, a proposito delle scatole di orologi trovate in casa Iorio, Lavezzi ha aggiunto:
«Quando lasciavo Napoli, mi capitava di consegnare orologi e preziosi a lui, per motivi di sicurezza».
Una circostanza che scagionerebbe Iorio dall’accusa di aver conservato e accudito beni di provenienza illecita, magari per conto dei Lo Russo. Non manca un riferimento all’ex capo della Mobile Vittorio Pisani, coinvolto lo scorso giugno in questa vicenda per un’ipotesi di violazione di atti coperti e favoreggiamento:
«Conosco Pisani per aver frequentato il ristorante Regina Margherita, so che veniva chiamato “capo”».
Inchiesta formalmente chiusa si attende la replica degli indagati, rappresentati tra gli altri dai penalisti Claudio Botti, Vanni Cerino, Giuseppe De Gregorio, Orazio Di Bernardo, Sebastiano Giaquinto, Salvatore Maria Lepre, Rino Nugnes. Tre calciatori ascoltati come testimoni (c’è anche Fabio Cannavaro, ex socio di Iorio), inchiesta della Dia del primo dirigente Maurizio Vallone, si scava su presunti canali del riciclaggio, un fiume di soldi sospetti dietro imprese pulite. Secondigliano e Chiaia, Scampia e Capri: più o meno lo stesso giro fatto da Balotelli nella sua visita napoletana.
«Ero in sella allo scooter di Iorio, accanto a noi altri due ragazzi in scooter. Poi, durante il tragitto per le Vele, altri motorini si aggiungono e ci accompagnano, così ci indicano i luoghi dello spaccio, fino ad arrivare a dieci metri da un tavolo con sopra buste di droga».
Scene da gomorra, che hanno spinto Balotelli a prendere le distanze con vari comunicati stampa:
«Volevo vedere i luoghi immortalati in film e romanzi, ma appena ho capito il pericolo ho chiesto di tornare indietro».
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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