Quando sbarcò a Fiumicino, accolto dal delirio del popolo laziale e immagini d’entusiasmo che non si vedevano dai tempi di Cragnotti, gli chiesero se avesse deciso di dipingersi i capelli di biancoceleste. «Solo quando avrò fatto sul campo qualcosa di significativo» rispose Djibril Cisse, centravanti deejay, 230 gol in carriera tra Francia, Inghilterra e Grecia, idolo della gente e bomber implacabile. Era partito sparato, un’estate piena di gol nelle amichevoli, altre quattro reti nelle prime tre uscite ufficiali tra Europa League e campionato. S’è fermato a metà settembre dopo il rigore trasformato con il Vaslui. Non segna da 12 partite. Ha compensato con gli assist, ma il gol gli manca, così ha deciso di rinviare il prossimo tatuaggio a tempi migliori. Già, perché il Leone Nero ha un’idea: testimoniare l’esperienza alla Lazio facendosi tatuare l’aquila. Ma solo se riuscirà a lasciare il segno. E magari la notte del San Paolo, per la prima volta da centravanti, potrebbe segnare la svolta e aiutarlo a fare più in fretta.
TRIFOGLIO – Djibril è tutto ricoperto di tatuaggi. Ne ha quaranta e testimoniano i passaggi più significativi della sua vita professionale e non solo. Sulla schiena si vedono le ali dell’Arcangelo Gabriele da cui ha preso il nome (in arabo Gabriele diventa Djibril) e che oggi esprime la sua profonda fede cattolica. Sulla pelle ha inciso anche i nomi di sua moglie Jude e dei quattro figli (Prince Kobe, Markey Jackson, Cassius e Ilona Celeste), tre dei quali avuti da una precedente relazione. Sulla spalla sinistra Cisse ha dedicato il suo tributo a Sid Vicious dei Sex Pistols ( «too fast to live, to young to die» ) e invece sul gomito ha messo la tela del ragno, a simboleggiare lo stop forzato dopo due terribili fratture alle gambe come facevano i marinai inglesi nei lunghi periodi di inattività. Ma Djibril è legato anche ai club in cui ha giocato: cinque stelle sul braccio ricordano il successo in Champions con il Liverpool nel 2005, il trifoglio (simbolo del club greco) disegnato sulla coscia sinistra ricorda il biennio trascorso al Panathinaikos, dove s’è rilanciato e ha vinto tutto.
AQUILA – Oggi Cisse vive un periodo di incertezze e di interrogativi: oscurato da Klose, non si sente ancora il trascinatore che tutti conoscevano e che aveva incendiato Atene come Marsiglia. Freme, vorrebbe spaccare il mondo. Reja gli ha chiesto i movimenti giusti in attacco. E’ un po’ genio e sregolatezza Djibril, come in passato Zarate. Forse per questo la gente lo ama. E’ salito sul treno alla stazione Termini alle 18 e ha salutato i suoi fans attraverso Twitter, come fa spesso: «Siamo sulla strada per Napoli, ci aspetta una grande partita» . Lui dovrà trascinare la Lazio al San Paolo, i suoi vecchi amici del Panathinaikos alla stessa ora giocheranno il derby con l’Olympiakos. «Voglio augurare buona fortuna ai miei compagni del Panathinaikos per il derby di stasera. Rendetemi orgoglioso» ha scritto il Leone Nero. A Napoli gli serve la scossa. Per ripartire e per pensare a dove sistemare il tatuaggio dell’aquila.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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