Mentre Ciro Esposito lottava per la vita al Policlinico Gemelli, le indagini sui fatti di Tor di Quinto sono andate avanti in due direzioni: la ricerca dei presunti complici che, insieme a De Santis, avrebbero partecipato all’aggressione ai tifosi napoletani a Tor di Quinto (ma nessuna svolta clamorosa in questo senso) e la ricostruzione dell’episodio cruciale di quel maledetto pomeriggio, la sparatoria nella quale il giovane Ciro rimase gravemente ferito.
Omicidio. Quando ieri mattina il suo cuore ha smesso di battere, l’ipotesi di reato a carico di Daniele De Santis è diventata la più grave possibile: da tentato omicidio ad omicidio. E ieri (l’ex) ultrà romanista, che si trovava agli arresti al Policlinico Umberto I, è stato trasferito d’urgenza per motivi di sicurezza nell’ospedale Belcolle di Viterbo, in una struttura protetta. Tutto questo mentre la famiglia Esposito rendeva pubbliche alcune parole di Ciro: non le ultime, ma quelle più pesanti nei confronti di De Santis. «E’ stato lui a sparare» , ecco la sua accusa .
L’ultima accusa. Parole che nelle scorse settimane, durante il ricovero al Gemelli, quando il ragazzo era cosciente e la situazione non era ancora precipitata, Ciro avrebbe pronunciato quando i suoi familiari gli hanno mostrato sui giornali la foto di Daniele De Santis, l’uomo che per gli inquirenti ha estratto la pistola e ha fatto fuoco contro il povero Ciro e altri due tifosi napoletani. «E’ stato lui» , questo il senso delle parole riferite dai suoi familiari.
«Ciro ha riconosciuto De Santis in foto in più occasioni come la persona che gli aveva sparato. Ha fatto cenni affermativi con la testa quando gliela abbiamo fatta vedere, almeno una volta c’ero anch’io» ha raccontato ieri Vincenzo Esposito, uno degli zii di Ciro. E tra le frasi che i familiari riferiscono c’è anche «mi ha sparato il “chiattone”», un’espressione in napoletano facilmente comprensibile a tutti.
Mai ascoltato. La testimonianza di Ciro Esposito avrebbe avuto un certo rilievo nelle indagini ma ai pm titolari dell’inchiesta, prima che la situazione precipitasse, non era mai stato concesso il nulla osta dai medici del Gemelli per interrogare il tifoso napoletano, le delicate condizioni di salute non lo permettevano. Ecco perché ieri, quando la famiglia ha raccontato del riconoscimento da parte di Ciro delle foto di “Gastone”, i genitori di Ciro e il fratello più piccolo hanno incontrato gli uomini della Digos.
Spiega l’avvocato Damiano De Rosa, uno dei legali della famiglia Esposito: « Li hanno voluti ascoltare perché sono le persone che in queste settimane sono state maggiormente a contatto con lui anche nei momenti di lucidità. Hanno riferito sul riconoscimento di De Santis tramite foto dei giornali e sulla ricostruzione investigativa fatta con la criminologa di parte Angela Tibullo» . Sul colloquio in Questura, però, c’è massimo riserbo da parte degli investigatori che dovranno comunque riferire alla Procura. Toccherà ai titolari dell’inchiesta valutare il peso di queste dichiarazioni de relato ai fini dell’indagine.
Fonte: Corriere dello Sport
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