Che bel personaggio è Ciro Ferrara. E come somiglia la sua seconda vita da allenatore alla bellissima carriera che ha vissuto portando addosso la maglia numero due. Ieri, dalle 9 in poi, a piazza Plebiscito, ha tenuto a battesimo la «Kid’s Run», la maratona dei bambini che ha coinvolto oltre cento piccoli atleti provenienti in maggioranza dalle scuole elementari della città e dei comuni limitrofi. Il ct della Nazionale Under 21 ha trascorso la mattinata a correre, saltare, giocare coi bimbi: e il bello è che lui ci riesce con leggerezza, senza enfasi. La fondazione che porta il suo nome e quello di Cannavaro è partner dell’evento (una parte degli incassi sono destinati alla realizzazione di «Andare oltre», un progetto rivolto ai minori a rischio della zona dei Cristallini del Rione Sanità). Napoli e lo scudetto. Cominciamo da qui? «Solo per dire che c’è la stessa atmosfera che respiravo nei momenti d’oro di allora. Lo stesso entusiasmo travolgente. Vivo a Torino, ma anche in queste ore mi accorgo dell’incredibile attesa che vive la città». Come Prandelli, ovviamente lei tifa Napoli nella volata-scudetto? «Io faccio il ct della Nazionale Under 21. Non parlo del campionato». Come in quegli anni, il riscatto della città sembra affidato alla squadra di calcio. Solo che da allora sono passati 25 anni? «È vero. Non dovrebbe essere così nel senso che lo sport sicuramente aiuta, però poi i problemi veri vanno risolti in altre sedi. Però Napoli non è tutta un problema. Ci sono sicuramente delle difficoltà, ma c’è anche tanta voglia di rivincita». Non è che lei vuole fare l’assessore come Cannavaro? «No, io non ci penso nemmeno. Credo che in questa città sia composta da persone di grande spessore che possono dare, ognuna per le proprie competenze, la spinta necessaria per il suo rilancio» E le vittorie del Napoli? «In questo momento sta facendo delle grandissime cose. Lo sport in generale è importante sia a livello culturale che sociale e quindi può rappresentare una grande spinta». La Nazionale ad agosto potrebbe tornare al San Paolo? «Non lo so. Stiamo parlando di quella maggiore e io mi occupo dell’Under 21. Lo stadio di Fuorigrotta è fantastico ma è un poco grande per noi». Il rilancio del calcio italiano nella mani dei giovani?. «Sì, ma qualcosa deve cambiare. Fornisco un numero spietato: nell’amichevole con la Germania, i calciatori tedeschi in campo avevano collezionato circa 250 presenze in Bundesliga. I miei neanche 50. E spesso partendo dalla panchina»
La Redazione
C.T.
Fonte: Il Mattino
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