«Si ritiene che De Santis, sopraffatto dagli aggressori, ferito e sanguinante, con le mani sporche del suo stesso sangue abbia impugnato l’arma ed abbia esploso i quattro colpi ferendo i tifosi napoletani». È quanto scrivono i tecnici del Racis, il reparto di investigazione scientifica dell’arma dei carabinieri, nominati dal gip nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Ciro Esposito.
Gli atti, oltre seicento pagine, ricostruiscono le drammatiche fasi culminate nella sparatoria e nel ferimento di tre tifosi azzurri da parte dell’ex ultrà romanista che è accusato dalla Procura di omicidio volontario.
Secondo quanto si legge nel documento, De Santis era stato raggiunto da un gruppo di supporter partenopei dopo aver tentato di chiudere il cancello del vialetto che porta al circolo culturale Ciak, dove si trova la sua abitazione. «De Santis cade a terra – riporta la perizia – viene aggredito e inizia a perdere abbondantemente sangue. Non si esclude che in questa fase sia stato utilizzato il coltello a serramanico per mano di uno dei tifosi partenopei. Dopo avvengono gli spari in rapida successione».
Non si è fatta attendere la risposta dei legali di De Santis, gli avvocati Tommaso Politi e Michele D’Urso, secondo i quali «quanto descritto dai periti appare un tentativo di omicidio nei confronti del nostro assistito». «Le conclusioni della perizia del Racis – affermano i due penalisti – vanno in direzione opposta a quanto inizialmente riportato dai media. La dinamica dei fatti che è stata ricostruita, infatti, risulta essere palesemente incompatibile con la tesi dell’agguato, soprattutto laddove si evidenzia che il De Santis ha subito una brutale aggressione già prima del momento degli spari, riportando, tra l’altro, diverse coltellate all’addome».
In base a quanto affermano i difensori dell’ex ultrà romanista, accusato di omicidio volontario, dalla perizia emerge che «i guanti di cui si è tanto parlato e scritto, non sarebbero stati indossati da De Santis al momento dei fatti. Quei guanti sarebbero stati solo investiti da particelle di polvere da sparo come altri reperti presenti sul luogo dei fatti e appartenenti ad altri indagati»
Fonte: La Stampa
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