Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, tifoso del Napoli assassinato a Roma nel 2014, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al film Ultras, in uscita su Netflix:
“Nel vedere il trailer del film Ultras con la regia di Francesco Lettieri, sono stata colta da sgomento e profonda tristezza. Non posso che condividere le parole espresse dall’avvocato degli Ultras Emilio Coppola: questo film è una pugnalata al cuore ed una offesa nei confronti non solo della mia famiglia ma anche e soprattutto della memoria di Ciro, mio figlio.
MISSION – “L’associazione che abbiamo fondato ha una precisa mission: onorare la vita, la memoria ed il sacrificio di mio figlio. Vogliamo ricordare a tutti che noi ci siamo sempre spesi per la pace e la diffusione di un messaggio di speranza e non violenza. Altresì, credo e difendo la libertà d’espressione e le licenze poetiche di ogni artista, ma in questo film si è superato il limite. I riferimenti alla storia di mio figlio sono così espliciti, che non posso tacere. La narrazione, anche solo del trailer, e’ davvero offensiva per mio figlio. Ciro non è mai appartenuto a quel mondo che viene descritto nel film. Ma soprattutto non ci identifichiamo nei sentimenti e nei messaggi che vengono in questo film promossi. Mio figlio e’ morto per un deliberato atto di violenza. E dal momento della sua morte, tutta la mia famiglia, si e’ prodigata per diffondere un messaggio di non violenza che abbiamo condiviso nelle TV, negli eventi, negli stadi e nelle scuole. Questo voglio sia chiaro e, nel film, non emerge nessuno di questi messaggi”.
NON OPPORTUNO – “Per questo l’esplicito riferimento a mio figlio e la sua vicenda non è opportuno. Inoltre lo stesso vale per gli ultras, un mondo che ho conosciuto e apprezzato. Posso dare anche una mia testimonianza: nei giorni successivi al ferimento di mio figlio, gli ultras avrebbero potuto scatenare una spirale di odio che invece non si è mai verificata. Ho avuto con loro dei contatti diretti in quel tempo e mi hanno sempre rispettata, seguendo le mie indicazioni. Ciro era un ragazzo che ha vissuto una sua esperienza di fede, soprattutto negli giorni d’agonia prima della sua morte. Ha pregato per la sua anima, e si è avvicinato a Dio. Questa per me è stata la più grande conquista”
NON E’ REALTA’ – “Al funerale di mio figlio abbiamo dato una testimonianza di fede. Altro che violenza e vendetta … Ora tutto quello che viene descritto e rappresentato nel film, non corrisponde alla realtà di ciò che siamo e di ciò che abbiamo vissuto insieme agli ultras. Sono delusa e amareggiata, ed anche stanca, ma non smetterò mai di trovare la forza per difendere la memoria di Ciro ed onorare la missione che sento di portare per diffondere un messaggio di amore e speranza”.
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