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Ciro Esposito – De Santis, dichiarazioni spontanee ai pm: “Mi volevano ammazzare”

«Gastone» si mette in posa dalla stanza dell’ospedale: segni ai glutei e all’addome

Ha mostrato i segni delle presunte coltellate all’addome, mettendosi in posa di fronte agli scatti, nel chiuso di una stanza ospedaliera. Eccolo Daniele De Santis, il«gastone»della curva sud, il capo ultrà indagato per l’omicidio di Ciro Esposito, prima dell’incontro di coppa Italia tra Napoli e Fiorentina dello scorso tre maggio. Ieri ha negato la sua disponibilità a farsi interrogare dai pm, causa un colpo di ischemia, anche se lo scorso 22 settembre appariva in grado di rimanere in piedi, lì al centro di una sorta di set cinematografico. L’ultimo giallo sul caso De Santis arriva tramite facebook, grazie alle foto che sarebbero state scattate da un giornalista romano lo scorso 22 settembre. Chiaro l’obiettivo: mostrare i presunti segni delle coltellate subite lo scorso tre maggio, dei fendenti che – secondo la difesa di Gastone- sarebbero stati provocati dai tifosi azzurri, al punto tale da spingere lo stesso De Santis a premere il grilletto. E a uccidere Ciro Esposito, indicato – secondo questa ricostruzione – tra gli aggressori del tifoso giallorosso. Un punto oscuro, quello delle coltellate, destinato a rimanere tale anche dopo la pubblicazione delle foto, dalle quali non emerge la profondità o la consistenza dei colpi, su cui si attendono invece riscontri obiettivi. Vicenda controversa, su cui oggi ci sono nuovi interrogativi, a proposito di tutto ciò che ruota attorno a De Santis. Una questione su tutte: lo scorso 22 settembre, perché De Santis non era piantonato? Chi ha chiuso un occhio per consentire di scattare foto destinate alla pubblicazione? Chi sta provando a puntellare la sua posizione difensiva? Domande che spostano l’attenzione sul centro clinico di Viterbo, dove – altra circostanza anomala – vengono per la prima volta segnalate ferite di colpi di arma da taglio all’altezza dell’addome, che invece non erano stati notati al policlinico Gemelli, nell’immediatezza degli scontri nei pressi dell’Olimpico. Eppure, sempre al Gemelli, era stata effettuata una tac, che avrebbe quanto meno dovuto immagazzinare qualcosa di sospetto all’altezza di addome e torace. Eppure, il medico del Gemelli – il dottor Logroscino – sentito dai pm romani, pare abbia ribadito un concetto su tutti: se ci fossero state delle coltellate, ce ne saremmo accorti. Una deposizione, quella del medico del Gemelli, chiesta ai pm romani dagli avvocati Angelo e Sergio Pisani, i due legali napoletani che assistono la famiglia di Ciro Esposito. Intanto, ieri mattina Daniele De Santis si è avvalso della facoltà di non rispondere, come annunciato dai suoi difensori, limitandosi a fare dichiarazioni spontanee, ribadendo quanto scritto nel fax inviato nei giorni scorsi ai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio. Ha così riferito di aver sparato perché ha avuto paura di essere ammazzato ma «di non aver mirato in alcuna direzione». L’ultrà giallorosso ha motivato la decisione di non rispondere alle domande dei magistrati sostenendo di «non essere pronto psicologicamente e fisicamente» anche a causa delle ferite riportate alla gamba nel corso della rissa. Poi, entrando nel merito dei fatti del tre maggio, ha aggiunto: «Mi hanno rincorso in trenta o forse di più e ho provato a scappare e già di spalle mi hanno preso a bastonate, mi hanno dato le prime tre coltellate e poi le bastonate». Sempre nella sua ricostruzione l’ultrà romanista afferma di «aver provato a chiudere il primo cancello (del vialetto per accedere al circolo sportivo dove viveva, ndr) ma non ci sono riuscito e mi sono rotto la gamba sotto il cancello», precisando che poi gli aggressori «hanno continuato comunque». Una aggressione – dice la ricostruzione dei pm- provocata dalle bombe carta lanciate dai giallorossi contro un bus di tifosi napoletani, in cui erano presenti donne e bambini. Non mancano inoltre riferimenti alla tragedia che ha colpito la famiglia Esposito e al clima di odio creato sull’asse Roma-Napoli: «Tutte le mie parole su quello che è successo veramente in quei momenti potrebbero essere usate per far crescere odio fin quando non si scatena qualche pazzo. Hanno detto che volevo aggredire donne e bambini,mai fatto in vita mia. Mi stanno mettendo contro un’intera città (Napoli ndr) come una guerra. Eppure, la verità sta uscendo da sola e spero continuerà così. I medici mi hanno detto che rimarrò zoppo ma soprattutto ho paura per me e per i miei familiari. Dicono che le coltellate me le sono fatte tramite i servizi segreti. Sono davvero disperato per quello che è successo e mi porto dentro tutto il dolore per la morte di Ciro Esposito. Non volevo uccidere proprio nessuno però purtroppo alla fine un ragazzo è morto». Brutta vicenda, indagini a tappeto, decisive le analisi dei tabulati per fare emergere eventuali complici di De Santis, ma anche l’analisi delle cartelle cliniche del Gemelli sulla presenza di coltellate all’addome. Colpi di arma da taglio che qualcuno ha immortalato nelle foto scattate il 22 settembre, oggi postate su siti e social network.

Fonte: Il Mattino

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