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Ciak si gira, Hamsik arma letale

Lo slovacco è colui che realizzò la doppietta decisiva all'Olimpico di Torino

Arma letale 6, applicato al calcio, è un film incentrato sulle vicende di Marek Hamsik e la Juve. Un avversario? No, un bersaglio. Un punto bianconero da inquadrare, magari mirando con la cresta, e poi colpire con la freddezza tipica di questo slovacco arrivato a Napoli bambino e gradualmente diventato uomo con il Napoli. Uomo e giocatore da vetrina, da copertina. Uno capace di riportare la vittoria azzurra a Torino dopo 21 anni d’attesa, rinverdendo i fasti di Diego e company. Uno che, da quando ha intuito l’importanza socio-calcistica della sfida con la Juve, è stato capace di recitare per sei-volte-sei da arma letale. La prima, il 18 ottobre 2008; l’ultima, il 20 maggio 2012 alzando un trofeo. Un film entusiasmante, un thriller appassionante. I posti sono già tutti prenotati: ciak, si gira. Ancora una volta: domani allo Juventus Stadium.

ISTANTANEE – E allora, la lunga storia e la saga del gol: 6, dicevamo, sono quelli che Hamsik ha rifilato alla Juve in quattro anni: graffio nella vittoria del 2008 al San Paolo (2-1); doppio capolavoro nella fantastica rimonta, da 0-2 a 3-2, firmata a Torino nella stagione 2009-2010, e poi altra zampata al ritorno, ancora a Fuorigrotta, dopo aver sbagliato un rigore. Stessa scena nel 3-3 del primo atto della stagione precedente, ancora nell’arena azzurra, con rigore segnato, ripetuto e poi mandato alle stelle, e successivo tuffo vincente ad aprire la danza dell’illusione prima della rimonta juventina. Reale e bellissima, invece, fu la sensazione che chiuse il contropiede impostato da Inler e rifinito da Pandev, nel 2-0 secco che portò la Coppa Italia sulla ruota di Napoli il 20 maggio all’Olimpico. Istantanee da Hamsik.

LEADER – Cartoline con lo sfondo azzurro piene di enfasi: lui scrive e spedisce, senza battere ciglio. Muove un po’ la cresta, mostra i dentoni e via. Sta mostrando anche i muscoli, per la verità, in questa stagione. Si sentiva spesso dire in giro: Marek è un grande giocatore, un campione che, però, a tratti si assenta e sparisce. Si sentiva spesso, questa cantilena, soprattutto nei periodi di buio in zona gol, e spesso tralasciando anche la sua incredibile utilità tattica: in questo campionato, però, Hamsik ha giocatore sempre da grande. E non soltanto per quelle splendide capacità tecniche, per l’intelligenza di essere giocatore chiave negli schemi e l’innata capacità d’inserimento: il Marek di oggi è intenso, incide in ogni zona, trascina. E’ diventato trequartista per invenzione di Mazzarri e leader per sua bravura. Leader anche del Napoli e non soltanto della propria Nazionale, di cui è capitano da una vita.

LA VENDETTA – Non è più soltanto una questione di estemporaneità e di gol, con cui il ragazzo ha sempre avuto feeling, ma di capacità risolutive. Con l’Udinese, ad esempio, parse chiaro da subito che avrebbe segnato: cercava e ricercava la soluzione giusta e con caparbietà, e magari anche un pizzico di fortuna, alla fine arrivò. Cattivo come mai. Sportivamente arrabbiato e affamato: conquistare la Coppa Italia, evidentemente, gli ha confermato quanto è bello il profumo della vittoria. Un aroma avvolgente, da annusare ancora e poi ancora dalla cima della classifica. Tra l’altro, come se non bastassero gli stimoli naturali che una partita con la Juve regala da sempre, ad arricchire il mix c’è anche il desiderio di vendicare la notte di Pechino. E va da sé che la vendetta, cinematograficamente parlando, è il sale della missione di un’arma letale.

IL SIMBOLO – Marek, da sempre capace di motivarsi semplicemente con il lavoro e un pallone, non vede l’ora. Sì, non resiste più: come i compagni, del resto, ha una voglia pazzesca di giocare la partita di domani. Per il Napoli e il suo popolo, che fece letteralmente godere e piangere di gioia nel giorno del 3-2 in rimonta: due gol e via di corsa con gli occhi e la bocca spalancati verso la tribuna della sua gente, per un abbraccio ideale a tutti. Non è napoletano e non è neanche un vecchio filibustiere della guardia azzurra, però è forse più degli altri l’uomo simbolo di Juve-Napoli. Di sicuro è una delle armi migliori a disposizione di Mazzarri. Letale, spesso e volentieri.

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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