Oje vita, oje vita mia… oje core ‘e chistu core… sì stata ‘o primmo ammore … e’ o primmo e ll’urdemo sarraje pe’ me! E ci riprendiamo la nostra canzone, quella che quella gente che tifa quella squadra lì ha provato a rubarci qualche settimana fa. E d’altronde il lupo perde il pelo ma non il vizio, sempre grande Zeman, oggi festeggiamo noi e festeggi tu. E poi torniamo a vincere, a rialzare una coppa al cielo, erano anni, erano troppi anni, erano dagli anni di Diego. Napoli oggi era un delirio di bandiere, trombe e trombette, carta igienica di quella squadra lì, oggi a Napoli nella vittoria ci si credeva eccome. Trentamila all’Olimpico a far sentire agli azzurri il calore del San Paolo, qualche milione incollati davanti alla tv; in finale, contro quella squadra lì, unico risultato possibile vincere. E le facce prima della partita, Conte, lombrosianamente appartenente a quella squadra, Agnelli, insomma, tutti gli ingredienti per dare fondo a tutta la necessità di chiudere un campionato con luci ed ombre con i fuochi d’artificio. E gli azzurri hanno dimostrato subito di essere scesi in campo con le idee chiare, con la volontà di vincere, e di fare anche presto. Non è stato semplice, quelli sono odiosi, ma a pallone sanno giocare, l’hanno sempre saputo fare; ed il calcio di rigore fischiato a favore del Napoli ha solo un limite; che c’era. Perché è bellissimo vedere quella squadra lì lamentarsi degli errori arbitrali. Il raddoppio di Hamsik chiude la partita e prepara la città all’esplosione della festa notturna. L’espulsione poi di quell’attaccante di cui non riesco a pronunciare il nome, come è piccioncello, è la ciliegina sulla torta. Onore al merito per Del Piero, è stato un grande capitano cui la sorte ha attribuito una squadra sbagliata.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
