Massimo Chiesa, ex arbitro internazionale e attuale opinionista di Telenova, torna ai microfoni diCalciomercato.com per valutare i principali episodi da moviola della Serie A (ma anche delle coppe europee e delle qualificaioni mondiali) e per un’analisi delle tematiche arbitrali e regolamentari più scottanti a livello nazionale e internazionale.
La terza giornata di Serie A non è stata caratterizzata da grandi polemiche per le decisioni arbitrali, anche se qualche episodio dubbio c’è stato. Secondo lei quali sono stati gli errori più gravi?
“Sono perplesso per la valutazione dell’intervento di Raimondi su Boateng in Milan-Atalanta, un fallo netto sul piede d’appoggio. Il rigore c’era e avrebbe potuto cambiare la gara. Poi c’è l’intervento di Bonucci su Kucka in Genoa-Juventus. A riguardo ho notato che c’è ancora una grossa confusione. Non si parla più infatti di ‘ultimo uomo’, come ho sentito dire erroneamente anche da qualche addetto ai lavori, ma bensì di ‘chiara occasione da gol’. In quella circostanza, la chiara occasione da gol si percepiva. Se il giocatore del Genoa non fosse stato atterrato, si sarebbe configurata una chiara occasione da gol. Quindi credo che Bonucci andava espulso, e non ammonito. Nella stessa gara, poi, netto il rigore per la Juve, per l’intervento scomposto di Sampirisi su Asamoah. De Canio ha ironizzato, ma quando si creano tante occasioni da gol e non la si butta dentro, nel calcio poi accade di essere beffati. Le proteste dell’Udinese nel match di Siena? Il fallo diLazzari è stato talmente stupido, che sarebbe stato irriverente non fischiarlo. Il fallo c’era. Il gol di Lamela in Roma Bologna con un avversario a terra? Ci si ferma quando l’arbitro fischia, il romanista ha fatto bene a proseguire. Anche perché altrimenti si instaura una sorta di falso fair-play, visto che il pallone poi viene restituito ottanta metri più in là. Ci si ferma solo per evidenti situazioni di paricolo, come nel caso di scontri testa contro testa, altrimenti si prosegue fino al fischio dell’arbitro”.
C’è stata, invece, qualche valutazione corretta che merita di essere ricordata per la delicatezza o l’importanza dell’episodio valutato?
“Non ho visto grossi colpi di classe, ma in questa giornata non si sono nemmeno presentate delle circostanze tali da richiedere delle valutazioni importanti. E poi è anche vero che quando si arbitra senza apparire troppo, vuol dire che lo si è fatto bene. Tutto sommato, quindi, è stata una giornata positiva”.
La grande novità di questa prima parte della stagione in Serie A è l’introduzione degli ‘arbitri di porta’. Lei cosa ne pensa?
“Io non sono molto convinto della loro introduzione, che nasce come compromesso fra la posizione della Fifa di Blatter, che sarebbe favorevole all’uso della tecnologia per i ‘gol non gol’, e quella della Uefa di Platini, che invece è contrario. Io sarei favorevole alla tecnologia in campo per la valutazione dei cosiddetti ‘gol fantasma’. Per una valutazione efficace di questo tipo di situazioni, la tecnologia sarebbe molto migliore dell’occhio umano, che è fallibile, come si è visto anche a Euro 2012. In questo contesto, il settore arbitrale italiano sta più con Platini e con la Uefa che con Blatter e la Fifa. In aggiunta, bisogna dire anche che, per mandare due arbitri in più su ogni campo, aumentano anche le spese per il personale arbitrale. E, infine, con i sei arbitri per ogni partita, il rischio è anche quello di inserire arbitri che sono ancora in formazione, che non sono ancora maturi per una partita di Serie A”.
Come valuta il gruppo di arbitri scelto per la Serie A 2012-13?
“Mi auguro che Stefano Braschi quest’anno vada oltre i sei-sette arbitri che, nella scorsa stagione, hanno fatto praticamente tutto il campionato, vale a dire tutte le partite più importanti. In questo modo, con un ristretto numero di direttori di gara utilizzati per i match più importanti, gli altri arbitri crescono poco. E poi c’è anche il rischio di rimanere con pochissime scelte nel caso in cui qualcuno di questi pochi ‘big’ incappi in una giornata davvero storta e poi debba essere tenuto a riposo per qualche gara. Ci sono le seconde linee che devono maturare, e parlo ad esempio di Doveri, di Peruzzo, di Guida. Quest’ultimo può crescere bene, anche se ieri, ad esempio, nel match fra Roma e Bologna ha sbagliato a non espellere Totti, che nel finale andava mandato fuori. Il contesto però non era facile, erano gli istanti finali di una gara nella quale la squadra di casa era stata in doppio vantaggio e poi era stata rimontata. I giallorossi, compreso il loro capitano, erano molto nervosi. Ma è anche in queste situazioni che i giovani arbitri devono crescere”.
La Redazione
P.S.
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