NAPOLI – Grande e grosso: però mica solo un fisico bestiale. Marsiglia 1, Napoli 2: con dentro, nel tabellino e in ciò che resta di quella missione (im)possibile per dimenticare la sconfitta di Roma e ciò che può lasciare – nel corpo, nella testa – un ko bruciante, c’è soprattutto la sagoma imponente di Duvan Zapata, il soggetto misterioso che entra in campo, sostituisce Higuain (hai detto niente), si mette a fare a sportellate ma non solo. Perché quando poi il gioco comincia a farsi duro, lui fa il purista del football: va a giocare nell’uno-due con Mertens, intuisce che dal compagno sta arrivando uno «scarico» niente male, certo forse s’aspetta – lui sì – anche il colpo di tacco. Poi controlla, sposta la sfera, la colpisce con la dolcezza che non riconosceresti mai ad un gigante di quella stazza, le dà i giri giusti, quelli che servono per andare praticamente all’incrocio dei pali.
CHE GOL! – E dunque: per chi non avrebbe scommesso neanche un euro sulle qualità intrinseche d’un calciatore ch’è ancor tutto da fare ( «sono felice ma devo lavorare» ), c’è da restare storditi da quel gesto così bello che pure si pensa possa appartenere al bagaglio tecnico d’un genio (magari anche un po’ ribelle). Invece Zapata, che di nome fa Duvan, si scioglie, esce da quella corazza, mostra la sensibilità che ti aspetti, poi va a prendersi le folate di vento in faccia e l’abbraccio del Pipita, che al novantunesimo lo cerca e se lo coccola. Sa d’investitura, quel fotogramma.
LA SCELTA – Tutto nasce nel corso dei frequenti viaggi in Sud America, progettati da Riccardo Bigon ed effettuati da Maurizio Micheli, il ministro per gli Esteri del Napoli, lo scopritore di Hamsik, che quando atterra a La Plata riceve una serie di input perfettamente allineati alle indicazioni del diesse: conviene andare a verificare la consistenza di questo colombiano, un «mostro» di potenza da affinare. Bigon dà l’ok, si passa alla fase operativa e si scopre che il Sassuolo ha strappato ai manager del calciatore una sorta di promessa: non si fanno aste, né bracci di ferro; basta un gentlmen’s agreement per risolvere la questione più spinosa di fine mercato e da quel patto tra gentiluomini viene fuori l’acquisto: il Napoli spende sei milioni di euro, avendo convinzione di ciò che sta facendo, perché all’Estudiantes c’è più di amico.
L’ALLIEVO – L’allenatore di Zapata è Mauricio Pellegrino, un argentino girovago che nelle sue peregrinazioni da calciatore, dopo un’annata al Barcellona di Van Gaal, finisce al Valencia, incontra Benitez e ne diviene devotamente un allievo, seguendo l’allenatore spagnolo pure al Liverpool. Zapata è sul mercato, ha il Napoli che si pone all’orizzonte, Pellegrino vorrebbe tenerlo ma non può: al maestro non si può dire di no. Tre mesi dopo, gol, e che gol, all’Olympique Marsiglia: festeggiato andando a lezione di italiano. Per parlare la stessa lingua dei campioni…
fonte: Corriere dello Sport
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