Estate 1996. Il Napoli di Luigi Simoni si appresta a mettere a segno un colpo importante sul mercato: nel mirino partenopeo ci sono Roberto Baggio, un giovanissimo Ronaldinho e Beto, fino ad allora visto con la maglia del Botafogo e in procinto di entrare nel giro della nazionale brasiliana allenata da Mario Zagallo. Il club campano del presidente Corrado Ferlaino era indeciso se ingaggiare il futuro campione di Barcellona e Milan, all’epoca 16enne, ma alla fine puntò su Beto pagando sei miliardi di lire. Il classe ’75 si presentò con un bigliettino da visita niente male, grazie all’apprezzamento del ct verdeoro che vedeva in lui un futuro campione con la casacca azzurra addosso. Quella appartenuta a Diego Armando Maradona fino al 1991 e che Ferlaino voleva riportare ai fasti del precedente lustro. Proprio il patron motivò così la scelta di acquistare il 21enne brasiliano: “Non abbiamo bisogno di Baggio, Beto è un degno sostituto. E’ il fiore all’occhiello della Nazionale olimpica di Zagallo”. Ora Beto, intercettato dal microfono di Tuttomercatoweb.com, ha commentato la sua parentesi a Napoli: “Ho ricordi bellissimi, nitidi come se fossi stato ieri in Italia e a Napoli. Ricordo tutto, dalla presentazione e alle foto scattate sul lungomare di Mergellina con la maglia azzurra tra le mani e la sciarpa al collo. C’era grande calore da parte del pubblico, i tifosi hanno sempre fatto sentire la propria vicinanza in ogni modo”.
La tua esperienza a Napoli è stata dai due volti. Bene in alcuni frangenti, discutibile in altri. “Posso ammettere che sono state dette tante bugie sul mio conto. Come quando non giocai la finale di ritorno di Coppa Italia a Vicenza. Mister Montefusco non mi schierò in campo, quello per me rappresenta un grosso rimpianto. Chissà come sarebbe finita quella partita al Menti con me in campo, dopo la vittoria per 1-0 al San Paolo”.
A Fuorigrotta, tra l’altro, ricordano la tua rete in semifinale contro l’Inter. “Ho ancora nella mia mente il boato del San Paolo quando feci quel gol. Zanetti aveva portato avanti i nerazzurri, io firmai il pari e vincemmo ai rigori. Fu una notte davvero magica, tra le più belle della mia vita calcistica”.
Nel 1997, poi, l’addio agli azzurri. “Il Napoli non manifestò una grande voglia di trattenermi, poi arrivò una grande offerta dal Gremio e tornai in Brasile. Tuttavia il mio cuore avrebbe preferito restare ancora in azzurro, per continuare a segnare con la maglia del Napoli”.
Sulle spalle hai avuto anche il numero 10, quello di Maradona. “Per me è stato un onore, fa sempre piacere vedere qualche foto del passato con la maglia azzurra e con il numero 10 sulle spalle. Tra l’altro, se il mio Napoli avesse vinto la Coppa Italia nel ’97, credo che l’anno successivo non sarebbe arrivata quella dolorosa retrocessione. Mi sarebbe piaciuto restare a Napoli e giocare la Coppa delle Coppe, nella stagione seguente. Le cose, purtroppo, sono andate in altro modo”.
Ironia della sorte, il Napoli nella stagione 1996-97 iniziò il campionato a Parma. Di fronte i crociati allenati da Carlo Ancelotti, che vinsero al Tardini per 3-0. Ora quell’allenatore si accomoda sulla panchina dei partenopei. “Chi lo avrebbe mai detto… Quella partita non fu positiva per noi, però iniziammo a correre in campionato e alla quindicesima giornata eravamo al terzo posto. La rosa era buona, poi ci fu un momento difficile più avanti ma in Coppa Italia le cose andavano bene. In Serie A dominava sempre la Juve, proprio come accade da qualche anno a questa parte agli azzurri”.
Ancelotti, poi, terminò quel campionato al secondo posto. “Aveva a disposizione grandi calciatori nel suo Parma, proprio come oggi al Napoli. Insigne, Callejon, Mertens, Milik, tutti ottimi attaccanti. Mi piace tantissimo Hamsik, il capitano. Poi c’è Allan, brasiliano come me e guerriero nato”.
Dal Brasile, adesso, come vedi questo Napoli? “Solido, con un grande gioco. Dispiace per l’eliminazione dalla Champions League, ma in Europa League può recitare la parte del leone. Ancelotti ha a disposizione calciatori importanti, poi la sua grande esperienza può fare la differenza in una competizione continentale”.
Magari può vincere anche la Coppa Italia, quella che è mancata al ‘tuo’ Napoli. “E’ la mia speranza, magari riuscirò a tornare in città per festeggiare la conquista di un trofeo. Voglio portare la mia famiglia a Napoli, spero di riuscirci a breve. Tra l’altro dei miei compagni di squadra nutro un bel ricordo. Aglietti, Ayala, Boghossian, Panarelli, Caio, Bordin, Caccia. Potrei continuare citando tutti i ragazzi di quella rosa, di recente ho sentito Taglialatela tramite i social ed è stata una bella sensazione. Vorrei riabbracciarli tutti nei prossimi mesi, quando spero di tornare a Napoli”.
Qualche settimana fa sei comparso sui social con una maglia del Napoli tra le mani. “E’ stato un regalo del Consolato italiano, ho provato grande emozione a tenere tra le mani una maglietta del club azzurro”.
Il Napoli è attivo sul mercato dei giovani, ha nel mirino diversi elementi anche in Sudamerica. Tu, dal Brasile, consiglieresti un talento verdeoro al ds Giuntoli? “E’ difficile dirlo perché anche i grandi talenti finiscono in Spagna o Inghilterra. Tuttavia, se fossi stato un dirigente del Napoli, avrei preso Lucas Paquetá. E’ finito al Milan, ha grandi qualità e può fare bene in Italia. Ne sono certo. I rossoneri hanno pagato tanto, è vero, ma le qualità del ragazzo non si discutono. Peccato, l’avrei visto bene con la maglia del Napoli”.
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