Roman Abramovich ha impiegato 9 anni, bruciato 8 allenatori e speso, solo in giocatori, 781 milioni di euro per riuscire a esporre la prima Champions del Chelsea su un bus lungo le vie di Londra appena sei mesi fa. Gli sono bastati due k.o. nell’ultima gara di Premier con il West Bromwich (non proprio un dramma, il Chelsea è solo -4 dal Manchester City capolista) e in Champions con la Juve per 3-0 per liquidare l’allenatore più precario, ma anche vincente, della storia del calcio europeo. 262 giorni, una Champions e anche una Coppa d’Inghilterra dopo, il Chelsea ha cacciato Roberto Di Matteo. Che ingratitudine.
Fino a poche settimane fa era ribattezzato «lucky man», l’uomo fortunato per aver vinto al primo tentativo la Champions dopo che persino Mourinho e Ancelotti non vi erano riusciti guidando i Blues e gestendo i miliardi dell’oligarca russo tra i primi venti uomini più ricchi del mondo.
La stampa inglese ha previsto tutto con largo anticipo: i tabloid oltremanica infatti nelle edizioni di ieri mattina avevano già annunciato il «The End» (il Sun) e «l’End Game» (Daily Mail) dopo la batosta contro Pirlo e compagni. Forse neppure loro, però, immaginavano che la conclusione sarebbe arrivata nel giro di poche ore. Undici righe di comunicato sono bastate al club di Londra per liquidare Di Matteo, l’italiano nato in Svizzera, l’uomo del miracolo che ha preso il posto dell’ex Special Two Villas Boas dopo un’imbarazzante pareggio in FaCup col Birmigham che seguiva di poche giorni il fatale 3-1 al San Paolo con il Napoli nell’andata degli ottavi di finale: una svolta in panchina che è costata cara alla squadra di Mazzarri.
In serata arriva l’annuncio ufficiale del suo successore: è Rafa Benitez che Abramovich cercò già nella scorsa stagione per rimpiazzare Villas Boas. Ma lo spagnolo disse di no perché voleva un contratto di un anno e mezzo, non soltanto di quattro mesi come il padrone del Chelsea era disposto ad offrirgli. Stavolta ha accettato un incarico a interim, fino a giugno. Probabilmente perché il sogno di Abramovich è quello di convincere Pep Guardiola a dirgli di sì la prossima estate.
Ma non sono proprio tempi felici in Europa per i nostri allenatori: Mancini al Manchester City è tartassato dalla critiche nonostante il successo in Premier e il secondo posto in classifica (ma in Champions è uscito ancora una volta al primo turno). Perché gli inglesi hanno la memoria corta. Come i russi, d’altronde: con Spalletti al timone, lo Zenit San Pietroburgo ha conquistato due campionati russi consecutivi. Ma l’eliminazione di ieri dalla Champions, non bastano per blindarlo e fargli godere in santa pace il suo faraonico contratto sulle rive del Baltico. Prendete pure Carlo Ancelotti, bersagliato dalla stampa francese nonostante in Europa voli. Persino Lippi, che in Cina ha firmato la doppietta Coppa-campionato, è stato messo in discussione. Presidenti ingrati. E poi dicono male di quelli italiani. L’unico che sorride senza imbarazzi è Alberto Zaccheroni. Forse perché è un ct di una nazionale, il Giappone e non di un club.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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