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Che pasticcio la manutenzione straordinaria dello Stadio San Paolo

Una manutenzione straordinaria. Ma soltanto per metà copertura. Allo stadio San Paolo si celebra il solito pasticcio alla napoletana. Tre anni fa vengono stanziati i soldi per l’intervento alla pesante struttura nata con Italia ’90. Un appalto da un milione e passa che, per il ribasso d’asta, diventano 500mila euro. Fondi per intervenire su tutto l’anello non ci sono. Si decide di iscrivere un altro appalto in bilancio per l’anno dopo. Solo che neanche nel 2009 viene trovata la copertura finanziaria. Idem per il 2010. Intanto la ditta vincitrice viene esclusa sulla base di un’informativa Antimafia. Inizia una battaglia legale e la «Galeone Armando» di Casal di Principe deve ricorrere al Tar per poter finalmente operare. Il tribunale amministrativo a inizio dello scorso agosto annulla l’interdittiva Antimafia. Insomma, si arriva a febbraio 2011 per poter dare vita alla manutenzione straordinaria della copertura del San Paolo. In pratica una verifica della stabilità, il fissaggio dei bulloni, e la messa a posto del canale di gronda (necessario perché dopo gli acquazzoni sui spalti piove e sono numerose le infiltrazioni d’acqua). Operazioni che saranno fatte per metà stadio. Si partirà dalla curva A per poi fare metà distinti e metà tribuna. Lavori per due-tre mesi, poi lo stop. E l’altra metà? Se tutto andasse bene, se cioè i soldi fossero stanziati domani, si potrà completare tra un paio di anni, tra espletamento della gara d’appalto, formalità burocratiche, eventuali esclusioni e ricorsi. Molto più realisticamente, i tempi slittano a data da destinarsi. I soldi non ci sono, difficile che si trovino per l’anno in corso. Forse per il prossimo. Ma siamo nel campo delle probabilità o, meglio, delle ipotesi. Anche perché poi c’è un’altra pesante questione in campo. La sovrintendenza ai beni architettonici, paesaggistici e storici artistici ha inviato una nota al Comune di Napoli in cui si suggerisce di smantellare proprio la struttura. Lo stadio nel dicembre del ’59 ha fatto 50 anni e quindi è sottoposto ai vincoli di legge. Altro intoppo: da sempre il terzo anello (che portava la capienza a quasi 77mila posti) è chiuso perché è collegato direttamente alla pesante struttura, a sua volta fissata a terra e gli spettatori, esultando, provocavano vibrazioni in tutto il vicinato. Vibrazioni anche pericolose per la statica degli edifici circostanti. Di qui le proteste di vari comitati civici. «È uno dei simboli dell’approssimazione di questa amministrazione comunale», tuonano i consiglieri d’opposizione, tra cui Raffaele Ambrosino del Pdl. Via via la città sta perdendo tutte le strutture sportive, dal PalArgento alla palestra del Collana. Una parte dei soldi per la restante metà potrebbe arrivare anche da una vecchia consulenza mai affidata. È sempre Ambrosino che racconta: «Si decise di stanziare 200mila euro per una consulenza alla facoltà di Ingegneria della Federico II sulle vibrazioni prodotte dalla struttura». Consulenza mai affidata, con i 200mila euro stornati e destinati ad altre opere. C’è da dire che la manutenzione non dovrebbe provocare fastidi agli spettatori durante le gare. Le operazioni, insomma, verranno condotte in totale sicurezza. Resta soltanto da capire, e non è poco, quando si deciderà di controllare il resto della struttura che a questo punto mostra, pesantemente, i limiti dell’età. Quello del San Paolo è un problema annoso. Lo stadio è di vecchia concezione. Lo stesso assessore allo sport Alfredo Ponticelli più volte ha sottolineato la necessità di rimuovere copertura e terzo anello. Le difficoltà, come detto, sono legate alla mancanza di fondi. E alla fine la dirigenza comunale fa quello che può, in presenza poi di un’utenza non particolarmente attenta a preservare la struttura. Ad esempio da un mese steward e addetti della Napoliservizi sono a presidio dei bagni delle donne in tutti i settori perché c’era l’abitudine di tanti uomini di entrare e usufruirne. Un problema minimo risolto, ne mancano di tanti più importanti.

La Redazione
C.T.

Fonte: Il Mattino

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