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Che Festa – Il Napoli in mezzo alla sua gente.

Tutta la squadra azzurra scatenata per la città

Show must go on : e mentre le ombre si sono oramai dissolte, il buon dì si nota dal mattino radioso vissuto attraverso l’allegria di uomini, donne e bambini che resistono aggrappati a quella favola trasformata in realtà. Il romanzone popolare d’una notte infinita è nelle espressioni gioiose della Napoli impazzita, in quella felicità di massa che s’appisola neppure per un istante e che guida come una scia luminosa i trenta, quaranta, probabilmente – molto probabilmente – cinquantamila simboli della coscienza collettiva che si riversano da Fuorigrotta sino a Via Caracciolo e poi inondano Piazza san Pasquale ed infine sfociano nel «letto naturale» di Piazza del Plebiscito e di piazza Trieste e Trento per un bagno atteso da ventidue anni e forse da venticinque, un rito sconosciuto a generazioni disperatamente abbracciate ai ricordi altrui ed alle loro rievocazioni. Qui Roma, a voi Napoli: e quando ormai la Coppa è il manifesto per la stanzetta dei diciottenni (finalmente!) padroni dei sogni, i vicoli e il lungomare e gli angoli più sperduti esprimono il senso d’appagamento d’una città che s’è desta e che ha scelto di starsene appollaiata alle transenne o sulle pensiline o sui tetti della auto per sfiorare i propri eroi.

FESTIVAL – 20 maggio 2012: c’è chi Maradona l’ha visto nei replay, l’ha sentito avvolto nella malinconia dei genitori ma ora che Lavezzi e Aronica, Cannavaro e Cavani, Hamsik e De Sanctis e quegli eroi che ancora fradici d’emozioni si stanno rotolando sull’erba dell’Olimpico, li hanno estasiati, l’orizzonte cupo delle tenebre viene rischiarato dai fuochi a mare. La Rotonda Diaz è l’epicentro di gravità permanente e quei rigagnoli azzurri che si riversano sul Corso o in via Partenope hanno già scelto di stropicciarsi gli occhi e starsene svegli per un «grazie» personale. I numeri hanno un’anima d’innaturale dimensione, perché la macchia s’espande, s’ingrossa e sfida il rintocco delle lancette, lo ignora e lo accantona, per puntar dritto al cuore della festa, fissata in Piazza Garibaldi, alle due e un quarto e poi alle tre meno un quarto e infine alle tre e venti, quando dalla carrozza d’una freccia rossa (rossa?) spuntano Aurelio De Laurentiis e la signora Jacqueline, Mazzarri e il Pocho, el matador e Marekiaro, i totem di questo Terzo Millennio scatenati da Dossena e da De Sanctis con ‘o surdato nammurato o con le musiche argentine e pronti ad approdare in quell’Eden costituito ora da una Napoli fosforescente.
MARATONA – Il percorso studiato per il pullman (tenuto rigorosamente in gran segreto con il motore acceso in officina e però allertato in caso di vittoria) è un omaggio alla prevedibile invasione del tifo ma per percorrere quel tragitto di tre chilometri circa che dalla Stazione Centrale deve portare al Molo Beverello, e attraversare dunque il cuore di Napoli, il City Sightseeing è costretto a procedere a passo di lumaca e ad impiegar tre ore per mandare tutti a nanna. E’ tenerissima la notte di Napoli, un concentrato di carinerie, un glossario di follie – una fanciulla generosa di sé che si slaccia la camicia e mostra al Pocho la propria esuberanza – e su Corso Garibaldi le ali sono multietniche ed in preda al delirio, allungano mani nel vuoto, lanciano cappellini e sciarpe e bandiere e magliette e s’accontentano d’uno sguardo complice, d’un sorriso, d’un Lavezzi che tra le mani tiene il rosario che Janina ha lasciato benedire in san Pietro a mezzogiorno della domenica e gli ha regalato prima della riunione tecnica.
LA «OLA» – Ci sono momenti da fermare nella propria memoria per l’eternità e la singolarità di quell’abbraccio così esaltante che Napoli riserva al Napoli è un energizzante, non soffoca ma gratifica, induce De Sanctis ad improvvisare uno «spogliarellino» per mostrarsi a torso nudo, prima di indossare la shirt celebrativa (Campioni 2012) tirata fuori a sorpresa e mostrata con fierezza. La notte è piccola per loro ma la scorta umana non demorde, non indietreggia, non si sfibra e sceglie di seguire la via del mare per nuotare in quel trionfo. E chi è rimasto in casa ha un balcone o una finestra per sentirsi vicini agli Dei…. Show must go off : Napoli è una cartolina. Per sempre…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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