Chissà se è stato un segno del destino. Chissà se Mazzarri ha deciso solo per caso che a prendere il posto dell’instancabile Matador Cavani fosse proprio un altro ragazzo della famiglia degli Insigne: Roberto. Un debutto con la maglia azzurra fatto di emozioni e di due occasioni d’oro. Il papà Carmine è sugli spalti e sorride: «Ho la stessa gioia di quando Lorenzo ha debuttato con il Napoli, a inizio campionato». Con lo sguardo il genitore non ha abbandonato mai quel numero 42 (maglia non scelta a caso, è il contrario di 24… la maglia dell’altro Insigne) scorrazzare su tutto il fronte d’attacco. «Un altro grande sogno? Beh, potrebbero giocare tranquillamente insieme, uno a destra e l’altro a sinistra». Il «ragazzino» (il copyright è di Mazzarri) ha solo 18 anni e non ha neppure la patente: difficilmente il tecnico ha però trovato in casa la soluzione del rebus del vice-Cavani. Dopo l’esordio in Europa ritorna nei suoi ranghi, tra le fila degli azzurrini di Saurini che lottano per lo scudetto Primavera.
Per l’altro scudetto, c’è Lorenzo, pronto a tornare titolare contro l’Inter, nella gara che vale l’investitura ufficiale ad anti-Juve. Il ritorno di Goran Pandev, che non giocava dal primo tempo di Genoa-Napoli dell’11 novembre, crea comunque un po’ di batticuore per il Magnifico. «Il mio rientro? Mi sono sentito abbastanza bene anche se non sono al 100%. Mi dispiace per la sconfitta ma dobbiamo pensare all’Inter. Non credo che quella di domenica sia già una gara decisiva».
Mazzarri deve ancora decidere con chi completare il tridente offensivo che schiererà nella Scala del calcio italiano. Di sicuro ci sarà il Cannibale, l’uruguaiano dei 17 gol in 17 partite in questa stagione a caccia spietata del titolo di capocannoniere di Europa League (è al settimo sigillo stagionale, in Europa da quando è a Napoli è alla sua rete numero 19). Ha giocato per sua decisa e precisa volontà. Dopo l’1-0 ha festeggiato «odorandosi» le ascelle, un po’ come fece Lodi in Catania-Lazio. Ma nessuno, nel dopo partita, riesce a spiegare se era riferito al caso del servizio del Tgr Piemonte oppure solo l’ennesimo passo di danza creato con Zuniga.
Col Psv non aveva segnato in questa competizione, neppure nella gara d’andata, per lui una specie di macchia da cancellare. Un’onta eliminata dopo 18 minuti. Ora ha fatto l’en plein: nella sua testa, facile immaginare, c’è già la gara dei sedicesimi. Per non scendere in campo in quelle serate di febbraio, Mazzarri sarà costretto a incatenarlo. Di sicuro non ditegli che a causa del 3-1 di ieri, cade l’imbattibilità del San Paolo in Europa che durava dal dicembre del 1994 (1-0 dell’Eintracht): rischierete di rovinare la sua serenità di fenomeno che vuole vincere sempre.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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