Sei squadre in nove punti. Dai 53 punti del Napoli ai 44 della Roma. In mezzo naviga praticamente mezza serie A, tra speranze, affanni e delusioni. Un ingorgo, la corsa al secondo posto. Con in palio, come minimo, 30 milioni di euro. Più o meno. Un calcolo esatto non si può fare perché i ricavi dipendono anche dalle prestazioni sportive. I club italiani che prendono parte alla fase a gironi della Champions, inoltre, godono di un «market pool» – la quota dipendente dal mercato televisivo del Paese di riferimento – tra i più elevati d’Europa. I premi Uefa, poi, si compongono di una parte fissa (8,6 milioni per la partecipazione ai gruppi), di una variabile (1 milione a vittoria; 500 mila euro a pareggio; 3,5 milioni per la qualificazione agli ottavi e così via, fino ai 10,5 milioni per il successo finale).
Economicamente parlando, dunque, qui è quasi una questione di vita o di morte. Per dire, nella fantastica annata 2011-2012, la Champions produsse per i partenopei introiti per circa 40 milioni, tra premi Uefa, botteghino (incassi record con Chelsea e Bayern Monaco) e bonus degli sponsor. Oltre, elemento da non sottovalutare neppure un po’, il conseguente incremento di valore della squadra. Per intenderci: questa stagione, con il Napoli uscito ai sedicesimi di Europa League, ne arrivano circa 4,5 milioni. Neppure l’ingaggio al netto delle tasse di Cavani. Ecco perché, individuando in 30 il numero magico, ci siamo tenuti stretti: una specie di minimo garantito ritagliato su misura per il club di De Laurentiis, alla luce del suo bacino d’utenza (e quindi dei potenziali incassi da stadio), dei suoi risultati recenti e del mercato televisivo italiano (fattori che incidono nel market pool, fetta molto consistente dei proventi elargiti da Monsieur Platini).
Insomma, gli azzurri non vedono l’ora di tornare a sguazzare nel lusso – musichetta, adrenalina, quattrini, tanti quattrini – ma devono fare i conti con il Milan che va come un treno e che si è rafforzato con Balotelli: in agosto quello rossonero era un progetto senza né capo né coda. Ora sono a -2 dal Napoli. Il passaggio chiave del duello con i rossoneri sarà lo scontro diretto del 14 aprile a San Siro. A dieci giornate dalla fine, e con trenta punti ancora da assegnare, tutto è ancora possibile: il calendario dei rossoneri appare meno agevole di quello degli azzurri che, a parte la sfida di Milano, affronta da qui alla 34ma giornata, solo squadre impegnate nella lotta per non retrocedere. La squadra di Allegri, invece, ha due trasferte-incubo: a Firenze e allo Juventus Stadium. La Fiorentina di Montella, staccata dal Napoli di 5 punti (sono in pratica 6 perché gli azzurri hanno il vantaggio dello scontro diretto: 2-1 e 1-1) ha nell’entusiasmo di Montella il fattore principale. Calendario non impossibile, ma in coda affronterà Siena, Palermo e Pescara: potrebbero essere tre battaglie oppure tre sfide con squadre già retrocesse. L’Inter ha 47 punti, sei in meno del Napoli e 4 in meno del Milan (è in vantaggio nello scontro diretto con Allegri, ma sotto con i viola per differenza reti): domenica va a Genova in casa della Sampdoria, poi riceve la Juventus. Il 5 maggio lo scontro con la squadra di Mazzarri. Al tesoretto Champions ambisce anche la Lazio di Petkovic che è quella che, calendario alla mano, è messa peggio: deve rimontare 6 punti al Napoli (in realtà 7 perché gli azzurri hanno il vantaggio dello scontro diretto: 3-0 al San Paolo, 1-1 all’Olimpico) e deve affrontate uno dopo l’altro Torino, Catania, il derby con la Roma, Juventus, Udinese e Parma.
In corsa virtualmente anche la Roma: anche per i giallorossi mancare il treno per la Champions, proprio in questo momento, equivale a un harakiri: nelle ultime quattro giornate sfida Fiorentina, Milan e Napoli.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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