Famo lo strano: e, alle nove del mattino, in ge nere l’ora in cui si sorseggia il caffè, sta volta si rivolta il tavolo, si ribaltano le abitudini e si riscrive il menù. All’epo ca del calcio moderno, con le pay-tv che t’inquadrano non più dal buco della ser ratura ma intrufolandosi nello spoglia toio, con le telecamere che scavano i la biali, c’è un’altra vita da organizzarsi e uno stomaco da educare: niente più brioche e la colazione in effetti è un pranzo, così poco luculliano, così assai alternativo, non certo americano – per fortuna, né uova e né pancetta – così (quasi) indigesto. Cesena-Napoli è ormai già bella e ap parecchiata nel salone del Manuzzi e per quest’appuntamento conviviale bi sogna attrezzarsi, immergendosi com pletamente nel ruolo, tastando se stessi e preparandosi – fisicamente, psicologi camente – all’impatto con una novità ch’è meno amara di quel che si prevede.
PROVINO – Ore 9, il piatto è caldo: il saba to di Castelvolturno è un inedito, come la domenica di Cesena, per la quale si prepara tutto ciò. Sveglia all’alba – le sette e trenta – e, alle nove, invece del cappuccino e della crostata – i carboi drati a rapidissima eliminazione – si va dritto sula pasta o sul riso in bianco, con un secondo costituito dalla bresaola o da una fettina di petto di pollo ai ferri; il contorno è di verdure; la crostata, im mancabile. E, per chiudere, il caffè. Ce sena- Napoli, di fatto, è cominciata un po’ prima, con una lezione didattica del dottor De Nicola su effetti, benefici e necessità e, soprattutto, un’opera di convincimento niente affatto semplice, per un popolo che ha radicate tendenze: «Fate conto che vi siete alzati dal letto alle undici, come talvolta capita, e che alle undici e trenta siete stati convocati per il pranzo. Praticamente, non cam bia niente: l’organismo avvia lo stesso procedimento».
LA TRADIZIONE BRITANNICA – All’inizio in Inghilterra e Sco zia, il “Lunchtime game” venne introdotto soprattutto per questioni di ordine pubblico. Negli anni ’90, giocare alle 12.45 locali del sabato o della domenica, serviva a far arriva re allo stadio le fazioni più cal de delle tifoserie, specialmente gli hooligans, senza troppa bir ra… in corpo, perché la loro per manenza nei pub era ridotta al minimo necessario. E quindi la polizia aveva la possibilità di controllare meglio i movimen ti delle fazioni di sostenitori. In seguito, però, la gara del l’ora di pranzo è diventata un punto fermo del calendario delle due Premier League (in glese e scozzese), per esigenze totalmente commerciali.
PARTITE A RISCHIO – Si cominciò con Liverpool-Manchester Uni ted e viceversa, sfida tra due club divisi da 50 chilometri di auto strada (o ferrovia). Poi sono di ventate “classiche” di mezzogior no i derby di Londra Arsenal-Tot tenham e Chelsea- Arsenal, ma anche quello della Merseyside fra Everton e Liverpool e quello di Manchester fra City e United. Per non parlare dell'”Old Firm” di Glasgow, che oltre alla rivalità cittadina unisce una fortissima contrapposizione religiosa fra i cattolici del Celtic e i protestanti dei Rangers.
DITTATURA TV – Gli inglesi hanno sfruttato l’esperienza accumulata in oltre 20 anni di partite giocate all’ora di pranzo, quando si è trattato di ven dere i diritti televisivi del loro cam pionato all’estero, soprattutto verso i ricchi mercati asiatici, Cina, India, Giappone e Singapore. Grazie al fuso orario, gli incontri di mezzogiorno in Estremo Oriente si vedono in di retta in “prime time”, raccoglien do un’audience molto elevata. La differenza sta tutta nella scelta della partita da far giocare. Finora noi abbiamo offerto Bre scia- Palermo, Bari-Cagliari e do mani Cesena-Napoli. Oggi l’anticipo della Premiership è Manchester City- Chelsea e domani sarà Bolton-Manchester United (alle 12). Ecco la spiegazione: noi la consideriamo una gara (e ba sta), loro è un evento.
LA REDAZIONE
Fonte: Corriere dello Sport
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