Il percorso che consente di fare La Giovane Italia è straordinario. Chiacchierare con i migliori emergenti del nostro calcio non solo ci mette davanti a chi ha una certa confidenza con il pallone ma spalanca una serie di porte, tanto da rendere più umano uno sport oggi fin troppo elitario e quasi adagiato su un piano diverso da quello sul quale vivono tutti gli altri. Questi calciatori ci raccontano i loro sogni e le loro reali possibilità; le loro capacità tecniche ed i loro limiti; l’essere poco più che adolescenti senza poter godere, in nome della passione smodata per il pallone, della libertà “totale” propria di quella età. E a volte ci troviamo a fare i conti anche con le loro delusioni. Deluso, al meno un po’, lo è anche Daniele Celiento. Difensore centrale, all’occorrenza esterno, ha legato il suo nome alla Viterbese (Girone A della Lega Pro) dopo aver chiuso la sua esperienza con il Napoli. “L’estate appena conclusa è stata caotica – ci racconta -. Sono nato e cresciuto calcisticamente nel Napoli, dove ho anche centrato la finale Primavera del 2013 poi persa con la Juventus. Poi, dopo essere stato girato in prestito nelle ultime tre stagioni di Lega Pro, prima a Viareggio, poi a Pistoia e infine a, Siena, speravo di poter trovare una nuova intesa. Mi hanno proposto un solo anno di prolungamento, non era ciò che volevo. Fa male, non lo nego. Però il calcio è questo e io devo ragionare e comportarmi da professionista”.
La Viterbese è stata la prima offerta del dopo Napoli?
“No, ce ne sono state un paio anche dalla B. Ma questa mi ha convinto di più e subito. Il presidente Camilli è una garanzia e non solo per aver portato in B il Grosseto. Dovreste sentirlo parlare. Sa dare le giuste motivazioni, vuole che non si scenda mai in campo per il pareggio. E la scelta di un allenatore come Cornacchini fa capire che qui c’è un progetto importante”.
E cosa prevede questo progetto?
“Progetto importante vuol dire vincere, e noi da quest’anno dobbiamo mettere le basi per provarci. C’è l’entusiasmo giusto nel club come in città. Io ho un accordo per stare qui due anni, spero di poter centrare un obiettivo importante. E se si parla di obiettivo importante è chiaro che si tratta della promozione”.
Che possibilità ci sono per quest’anno?
“Noi dobbiamo solo lavorare duro e dimostrare di essere pronti a fare grandi sacrifici. Il lavoro è questo, il calcio è questo. Le possibilità per questa stagione dipendono anche dagli avversari. L’Alessandria è la squadra favorita per quello che ha fatto lo scorso hanno, per un gruppo collaudato e per l’inizio di questo campionato. Buone chance anche per Livorno e Siena, anche se per questi ultimi l’avvio non è stato dei migliori”.
Con o senza la Viterberse, dove pensi di poter arrivare?
“Beh, il discorso è un po’ quello di prima. Per carattere non amo guardare troppo al futuro, ma devo solo mettercela tutta e creare così le condizioni giuste per un salto di qualità. Non c’è altra strada. Nel calcio, poi, ci sono tanti altri fattori che determinano le fortune di un atleta, non solo il talento. Comunque un treno prima o poi passa, io spero di riuscire a prenderlo”.
Che tipo di giocatore sei? Qual è il modulo in cui ti trovi meglio?
“Il mio idolo è Fabio Cannavaro, tra l’altro sono napoletano come lui. Mi piace giocare alto e d’anticipo. Mi definirei esplosivo. A Napoli, con Mazzarri, ho studiato e lavorato bene con la difesa a tre. E mi piace, ma non c’è nessun problema nemmeno con quella a quattro”.
Sembra che i giovani leggano sempre meno, quotidiani compresi. Tu?
“Io leggo e anche parecchio. Ultimamente m’informo molto sul post terremoto nel Centro Italia. Un dramma che si è consumato non molto lontano da Viterbo e non nego di aver avuto paura. Colgo questa occasione per manifestare ancora una volta la mia solidarietà e quella del club alle popolazioni colpite”.
Che idea ti sei fatto della vicenda di Tiziana Cantone? E’ la giovane che si è tolta la vita dopo che i suoi video hard sono finiti sul web.
“Internet, i social network e gli smartphone sono spesso un argomento di discussione con la mia famiglia. Grande sviluppo tecnologico, ma la vicenda della mia conterranea dimostra che l’uso improprio può essere letale. Tante volte ho pensato di staccarmi da questa realtà virtuale, perché rischia di allontanarci dalle cose vere, concrete e importanti”.
Fonte: Lagiovaneitalia.net
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