«Ho visto uno mascherato da Lapo». «Ma che dici? Quello è Lapo!». «E che fa, ha sbagliato stadio?». «Scemo, è ospite del presidente, nella tribuna d’onore». I due ridacchiano. Probabilmente pensano con un pizzico di perfidia che per vedere la Champions da vicino anche quelli lì, quelli di Torino, devono scendere dal loro piedistallo di trofei e venire a Napoli. È qui la festa! Un Carnevale monocromatico. Tutto azzurro e con tocchi di creatività che farebbero invidia ai travestimenti veneziani. C’è chi ha messo la maglia di Inler e si è portato dietro la maschera del Re Leone, chi cita lo striscione di Hamsik/Vampiro e stringe in bocca una dentiera da Dracula, naturalmente azzurra, e un matto che, come fosse una muleta da corrida, sventola una bandiera stampata con il numero 7 e il ghigno del Matador. «Mata Edi, mata» urla esibendosi per un gruppo di amici. Niente veglioni nei locali? Pazienza, Re Carnevale per una notte abita qui. «Blue is the color, football is the game» cantano i londinesi abbirrazzati, a torso nudo, il leone rampante simbolo del loro team tatuato sulla schiena. Ma ammutoliscono al ruggito vero, quel «The Champions» dell’inno Uefa urlato dai cinquantamila che, sotto le maschere del tifo carnascialesco, hanno il ciuccio tatuato nell’anima.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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