È stata una faticaccia. Stare al San Paolo ma con la testa vagare tra Roma e Catania, un technicolor di azzurro, nerazzurro, rossoazzurro. Col cuore a sostenere la squadra che ami, con l’aritmetica a tifare altrove. «Come si dice quando si sta in tre posti contemporaneamente?» ho chiesto al mio compagno di banco in tribuna stampa Mario Zaccaria, presidente dell’Ussi Campania. Il suo saggio e competente sorriso mi ha fatto capire che la parola non c’è ma che la sostanza rimane: se tifi Napoli l’ubiquità non basta. Almeno in questo campionato. «Autodeterminazione!» mi sono detta pensando ai buoni propositi per il prossimo anno calcistico. E qui è calato un velo di tristezza. Come sarà senza Lavezzi? I fischi al Pocho, ripetuti, insistiti, fanno male a tutto il Napoli. Ho preso il binocolo per leggere la reazione nei suoi occhi. Né distacco, né indifferenza. Nello sguardo solo lo stupore di un idolo, buttato giù dal piedistallo. E ora Napoli è davvero lontanissima.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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