Ha ragione De Laurentiis, il Napoli madre di tutti i tifosi. L’avevo già capito avviandomi al San Paolo confusa e felice tra mamme avvinghiate a mazzi di fiori, mariti al settimo cielo per aver evitato il pranzo con la suocera, bimbetti al seguito azzurri come puffi.
Il pullman della squadra accompagnato al sottopasso dello stadio da un solo coro «Vinceremo il tricolore!».
Rivivo come in un flash back un anno di emozioni: il rammarico della prima partita senza il Pocho, la rabbia per la penalizzazione e la squalifica di Cannavaro e Grava e poi la gioia per l’assoluzione, gli striscioni per rivendicare lo stadio di Fuorigrotta come casa del tifo partenopeo «Non cercate alcuna soluzione, è il San Paolo il tempio del pallone», i commoventi cori al rimpianto Imbriani «Carmelo non mollare», gli sfottò degli “antipatici” all’infelice uscita di Marchisio, l’indimenticabile coreografia di Napoli–Juve col rosso Vesuvio “Terra mia” riprodotto come una cartolina in Curva B.
Rivedo la maglietta dedicata a Cavani andata a ruba sulle bancarelle «7–17», il numero del Matador, la scadenza del suo contratto all’epoca appena rinnovato.
«Baciami ancora, Matador!» implora oggi lo striscione di una tifosa. In fondo è tua madre che te lo chiede.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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