Li ho visti. Per la prima volta. Gruppetti sparsi. Allo stadio in bicicletta! Sciarpe e magliette azzurre, pedalate faticose, perché si sa, Napoli è tutto un saliscendi. Un’allegra scuola di sopravvivenza alla vigilia del D-Day a traffico limitato, una ventata di calcio eco–compatibile per tifosi di primavera. Sembrava già sbocciata. Nelle curve primi torsi e «panze» denudate, calore incontenibile e così contagioso da abbracciare i supporter arrivati in duemila dal profondo sud. Vulcanicamente avversari e non nemici, lava nelle vene e cori di reciproco rispetto. E anche all’ingresso in campo baci&abbracci da libro cuore pallonaro: il matadorino Bautista Cavani in braccio a papà per la sua prima standing ovation; gli amigos per la pelle el Pocho Lavezzi e el Pitu Barrientos; Ciccio e i suo fratelli (sono otto i Lodi e lui è l’ultimo) piglio da professionista ma sguardo nostalgico alla curva B dove da ragazzino era di casa. I boccioli Blerim e Edy erano già pronti a diventare rose profumate di terzo posto Champions quando è arrivata l’Agua de Março. Due gocce finite nella rete sbagliata. Maledetta Primavera cantano depressi i tifosi in bicicletta. E domani c’è pure la Ztl…
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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