NAPOLI – Il suo momento verrà, magari a partita in corso. Ma prima o poi dovrebbe arrivare: Goran Pandev, il grande ex della notte del San Paolo, abbraccerà capitan Zanetti, Milito e gli altri amici dello storico triplete di Mou vissuto da protagonista assoluto, e poi si accomoderà in panchina. E’ incappottato e incappucciato, che comincerà a guardare Napoli-Inter: oggi, per la sfida secca che vale la semifinale di Coppa Italia, Walter Mazzarri si affiderà ai tre tenori primordiali. Hamsik-Lavezzi-Cavani: è questo il tris d’assi prescelto.
GABBIA SNEIJDER – E allora, Napoli formato titolarissimo. O quasi, per la precisione: perché la litania della formazione sarà quella delle migliori notti di coppa al novantanove percento, considerando che l’unica grande novità dovrebbe essere il turno di riposo che il tecnico concederà a Inler. Dentro Dzemaili, dunque: uno svizzero per un altro e via, mediana fatta con Gargano e la missione precisa di incollarsi a Sneijder come un francobollo. La gabbia per Wes è pronta, definita nei movimenti e spiegata come sempre nei minimi particolari da Mazzarri: bloccare il cervello e dunque le idee e i suggerimenti per le punte e gli inserimenti di esterni e centrocampisti avvezzi al gol.
LE ORIGINI – Il resto? Ritorno alle origini, dicevamo. Con Lavezzi che rientra dal primo minuto dopo lo spezzone brillante, in versione scossa, giocato con il Siena. Il Pocho con Hamsik e Cavani: la Scala è al San Paolo e la girandola, cioè il moto perpetuo delle posizioni dalla trequarti in su, e le ripartenze micidiali saranno il canovaccio da interpretare alla perfezione. Mazzarri rispolvera il tridente che l’ha portato in alto. E spera che la notte sia di quelle propizie.
LE CERTEZZE – Come per la difesa, che parte da De Sanctis e finisce ad Aronica. Con Campagnaro e Cannavaro a destra e al centro. L’argentino ci sarà, nonostante un momento di forma un po’ così, e con lui tre dei cardini imprescindibili della squadra: il portierone, il capitano, il pretoriano Totò. Tre certezze assolute, impossibile farne a meno per carattere, tenuta, garanzie: sì, allo stato attuale è impensabile che, in partite fondamentali e delicate come quella con l’Inter, gente come De Sanctis, Cannavaro e Aronica possa riposare. Forza con gli straordinari.
IL MANCINO – Quelli che farà anche Dossena, l’attuale prediletto della fascia sinistra dopo una prima parte di stagione vissuta sull’altalena e sul filo: dopo la sosta di Natale, la situazione s’è ribaltata e Zuniga è scivolato alle spalle del compagno. Tre su tre dal primo minuto, per Dossena; tre panchine per Camilo detto Cami. E oggi la storia dovrebbe ripetersi: perché se a destra ci sarà Maggio, a sinistra, a fronteggiare le discese di Maicon, ci sarà il mancino italiano. Che vede in un piccolo risentimento – una contusione rimediata a Siena – l’unico ostacolo verso la quarta di fila da titolare, tra l’altro prestigiosa, ma che comunque è il candidato. Un problema di poco conto, il recupero di Dossena è scontato.
L’ATTESA – Formazione fatta, insomma. Tutto pronto, tutto stabilito: con Vargas (ancora in apprendistato), Britos, Inler e Pandev in panchina. Grava, il marcatore implacabile che finora s’è fatto rimpiangere spesso, non convocato insieme con Lucarelli e Fideleff. Non resta che giocare. L’attesa è finita.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.F.
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