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CdS – Zeman: “Il calcio è ancora malato”

Incontenibile Zeman. Fosse per lui chiude­rebbe le farmacie onde evi­tare che il doping contamini ancora il mondo del calcio. Tanto lì non vendono sigaret­te. Ha smesso di andare al ci­nema dal 1975 perché scattò il divieto di fumare nelle sa­le. (“ Ma vedo tanti film del passato, e avendo perso i vecchi per me è come se fos­sero nuovi”). Queste, e tante altre, rivelazioni le ha fatte all’inviato de L’Espresso per un’intervista a tutto campo che uscirà oggi in edicola, ma si può già trovare su in­ternet. Il boemo aveva parla­to a lungo della immeritata sconfitta del Pescara a Mo­dena, degli imbarazzanti er­rori dell’esordiente Viti, del­l’incongruenza delle convo­cazioni in nazionale che ave­vano privato il suo Pescara di ben cinque giocatori in due partite, (“ mentre gli altri sono più furbi, penso a Og­bonna (Torino) e Palombo (Sampdoria) che non sono stati convocati e hanno potu­to essere a disposizione dei loro club”). Una punzecchia­ta anche a Prandelli, tanto che il vice presidente federa­le Demetrio Alberini ieri aveva dovuto replicargli. Perché Zeman è introver­so solo in apparenza, al con­trario mette bocca volentieri in tutte la faccende, tranne quelle riguardanti la sua for­mazione.

DOPING –«Spero che il calcio sia uscito dalle farmacie, ma non ne sono convinto. Se si trovano dopati negli altri sport, non fatico a credere che qualcuno cerchi rimedi artificiali alle proprie inca­pacità. La meritocrazia è uno slogan. Nell’ambiente c’è troppa gente che non c’en­traniente».

GLI ALLENATORI E I MEDIA – «Non voglio influenzare i giornalisti, quindi non li por­to a cena né a prendere un caffè. Però molti allenatori gli telefonano per essere aiu­tati. Io mi illudo che possa aiutarmi solo il campo».

LA SUA CARRIERA –«Oggi sono a Pescara, penso di restarepure domani, dopodomani si vedrà. Ho già ottenuto le mie soddisfazioni ricevendo of­ferte da Real Madrid e Bar­cellona. Ho declinato perché avevo già preso altri impegni e dato la mia parola. Ha idea di quanto sia fondamentale riconoscersi?»

MOURINHO –«Nel vendere il proprio prodotto è tra i mi­gliori, gli manca qualche ru­dimento sul campo, può an­cora impararlo».

IL DOPO CALCIOPOLI –«Non c’è stata nessuna rivoluzione. Non è cambiato nulla sem­plicemente perché le infezio­ni si debellano diversamen­te. Quelli che hanno sbaglia­to sono rimasti, salvo rarissi­me eccezioni, al loro posto. Il sistema è malato».Moggi che lo invitava a stare zitto perché non ha vinto niente.

«Quel qualcuno non ha spie­gato che metodi ha usato per vincere. Non sono vittorie quelle, rappresentano altro».

LA NAZIONALE –«Nell’82 vinse il Mondiale giocando bene, nel 2006 meno. In entrambe le occasioni ha avuto fortu­na. E anche altro: la follia di Zidane».

LOTITO –«Non condivido gran parte delle cose che fa. Per come si presenta e non solo».

GLI AMERICANI A ROMA –«Na­scere è facile, difficile è so­pravvivere. Di luccichii e programmi roboanti ne ho vi­sti brillare tanti».

CHIUSURA STREPITOSA –«Chi vincerà il campionato? Chi arriva primo».

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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