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CdS – Tommasi: “Ora spero che la Lega faccia la cosa giusta, vogliamo giocare”

« Sciopero a oltranza? Non è questa la prospettiva. Stiamo lavorando per poter giocare».

Caduta la questione del con­tributo di solidarietà («Avessimo accettato di discuterne venerdì scorso, ora saremmo la barzelletta d’Italia»), si è seduto sulla sponda del fiu­me, Damiano Tommasi. E in quella posizione aspetta l’on­da di piena in programma domani, giorno dell’assem­blea di Lega, che porterà via, nei suoi calcoli, gli ultimi ostacoli che hanno impedito fin qui la benedetta firma al nuovo accordo collettivo. Ha scelto la tri­buna di Coverciano, l’erede di Campana, dove ieri, accompagnato dal segretario Gra­zioli, ha incontrato lungamente gli azzurri, per fare il punto della situazione.

FORZA PRESIDENTI –Si parla delle dimissioni di Beretta, chieste da Cellino.

«Che ne pen­so? E’ una domanda che va rivolta al presi­dente di Lega. Noi tutti aspettiamo la loro assemblea; speriamo che sia come dovreb­be essere, compatta, convinta e con propo­ste. Non è solo Cellino, tanti club in questi giorni hanno fatto delle considerazioni, pur­troppo le cose negli ultimi tempi sono anda­te in un certo modo e questo è l’incontro più atteso, finalmente anche dai presidenti. Lepremesse sono buone. L’accordo è solo al penultimo punto dell’ordine del giorno? Ma­gari sanno già come chiuderlo… La storia dell’articolo 7 è grottesca. La verità è che c’era solo un problema di volontà».

NIENTE CASTA –Vorrebbe chiudere anche l’ennesima polemica con la Lega e con Cal­deroli:

«Ciascuno può avere le sue simpatie e antipatie, per fortuna c’è il Parlamen­to. Magari ci si può chiedere perché parlamentari e cal­ciatori: si individuano in queste categorie le caste, ma noi non lo siamo. Abbiamo un problema di immagine. Non ci sono solo privilegi ma anche meriti, percorsi individuali talvolta difficili. Non siamo figli di papà».

Proprio lui, dopo un brutto infortunio, tornò a gioca­real minimo di stipendio.

MERCATO PIU’ BREVE –Poi alcune considera­zioni conclusive, a proposito della moderni­tà invocata dai presidenti:

«Le rose ampie, allenatori che già saltano. Ma che lavoro può svolgere un tecnico d’estate quando sa che molti dei giocatori con cui lavora lasce­ranno il posto ad altri che magari arrivano a campionato già iniziato? Penso che ades­so prevale solo la logica del mercato per club a fine di lucro e non con la finalità di produrre sport».

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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