Si sta divertendo pure lui. Ed è felice d’ammetterlo, Alessandro Renica, insuperabile libero di quel Napoli che vent’anni e passa fa mise mano alla collezione di scudetti e coppe. Sì, questo Napoli lo sta entusiasmando. E non avesse il match di Coppa Italia col suo Trissino (squadra d’Eccellenza in Veneto), domani sera sarebbe di sicuro in tribuna a Verona per il match col Chievo.
E allora, Renica, questo Napoli è veramente forte, oppure è meglio andarci piano con certi discorsi di grandezza?
«Macché. Certo che è forte. Ma lo era già lo scorso anno. Abbiamo già dimenticato che a un certo punto era in lotta per lo scudetto con il Milan?
»
La storia può ripetersi?
«Su questo non ho dubbi. Il Napoli di oggi, infatti, è anche meglio attrezzato di quello di ieri. A differenza di altri, infatti, è uscito rafforzato dalla campagna acquisti. Primo per non aver ceduto nessuno dei suoi uomini migliori, poi perché con Inler ha aggiunto qualità a qualità. Signori, Inler è veramente stratosferico lì in mezzo».
Chi s’è indebolito?
«L’Inter innanzitutto. La mancanza di Eto’o la sta già pagando».
E poi?
«La Roma. Si sta ricostruendo e potrebbe volerci un po’ di tempo».
E la Juve?
«Non ha impegni in Europa e questo per Conte e la squadra potrebbe essere un vantaggio ».
Ci siamo arrivati: il Milan.
«Ha cambiato poco, ha lo stesso allenatore e grande esperienza, lo so, ma intanto è già cinque punti dietro. Se ne perdesse altri potrebbe poi fare fatica a recuperarli ».
Nonostante tutto, però, per lo scudetto resta il favorito.
«Chi lo dice? Per me Napoli e Milan ora sono alla pari. E non lo dico perché i rossoneri hanno appena preso una batosta al San Paolo. E’ da settimane che lo sto ripetendo ».
Quindi, stanno cambiando certe gerarchie del campionato?
«Diciamo che probabilmente si stanno chiudendo dei cicli, mi riferisco soprattutto all’Inter, e se ne stanno aprendo altri».
Quello del Napoli ad esempio?
«Appunto. Il Napoli è cresciuto negli anni ed ora è pronto».
Per lo scudetto?
«Sì. Anche per lo scudetto. Ma mi dite che cos’ha meno del Milan? Vedrete. Per il tricolore sarà una corsa a due. Napoli e Milan. Con il Milan che, intanto, è già costretto a rincorrere».
Ci sono analogie tra il Napoli di Renica e questo di Lavezzi?
«No. Non ne vedo proprio.
Quel Napoli pure riusciva a divertire e a vincere, ma si basava soprattutto sulle individualità. Era un altro calcio. Oggi, invece, e il Napoli ne è un esempio, vince il gioco, l’organizzazione di squadra. Insomma, quello che una volta si chiamava collettivo».
Ed è qui che si vede la mano del “maestro”?
«Ho una mia idea. Mazzarri è straordinario nell’esaltare le virtù tecniche dei singoli e lui e il suo staff fanno correre la squadra come nessun altro sa fare in serie A…»
Ma…
«Ma alla fine vale soprattutto la qualità dei giocatori che poi vanno in campo. Perché puoi essere bravo come vuoi, ma se poi chi metti in campo è scarso… »
Questo vuol dire che il Napoli ha gente di qualità?
«Così è. Gente di qualità. Vogliamo parlare di Lavezzi? Di Hamik. Di Inler?»
No, parliamo di Cavani. Può essere il nuovo Careca?
«No. Ma non perché non sia bravissimo. E’ differente come giocatore. Lui fa quello che vuole e va dove gli pare. Careca, invece, se ne stava là sul centrodestra, più vicino alla porta. In comune hanno che non perdonano i portieri ».
Mazzarri e Ottavio Bianchi. C’è qualcosa che può avvicinarli?
«Mi dispiace. Li vedo distanti anni luce. Due caratteri diversi. Opposti, direi. Bianchi non parlava mai. A Mazzarri, invece, piace farlo e come. In quanto a metodi d’allenamento, beh, oggi è cambiato tutto. Oggi ogni allenatore ha uno staff di dieci persone. Allora se aveva un secondo e un preparatore dei portieri era già tanta roba».
Troviamo un difetto a questa squadra. Può essere la difesa, soprattutto sui calci da fermo?
«D’accordo, a volte c’è qualche brivido di troppo in area di rigore, ma non vedo problemi, come dire… strutturali. No, lì è solo questione d’attenzione, di concentrazione ».
Domani sera c’è il Chievo bestia nera degli azzurri. Non ci sarà Pellissier, ma può bastare per far sentire gli azzurri più tranquilli?
«Assolutamente no. Pellissier è importante per il Chievo, ma il risultato dipenderà solo dal modo in cui il Napoli andrà in campo. Se sarà presuntuoso pensando ai sei punti in due partite, alla bella prova con il City o ai tre palloni rifilati al Milan, ebbene, rischierà. Il Napoli deve essere invece convinto che, Pellissier oppure no, avrà di fronte una squadra che gioca ogni partita come fosse quella della sopravvivenza».
La Redazione
A.S
Fonte: Corriere dello Sport
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