Il ciclo non è finito: garantisce Paolo Cannavaro. Cuore e faccia da capitano: ce la mette sempre, l’azzurro più azzurro. E nel momento più duro, lui è lì che scende in campo per raccontare e spiegare. Vietato nascondersi ma anche abbattersi: una lustratina alle scarpe e una alla pelata; schiarita alla voce e via. Fiumi di parole, mai banali, con la solita ironia tutta napoletana e tutta teatrale. Lui che sul palco farebbe un figurone: « Ascoltare gli altri che cantano ‘O surdato ‘nnammurato è uno sfottò che fa male, è ovvio, però sono anche orgoglioso di prestare un inno sacro ad altri che non lo hanno?».
GLI ATTRIBUTI – E allora, sotto con le domande scottanti. Con i quesiti e i chiodi fissi martellati nella mente di sei milioni di tifosi sparsi nel mondo. I microfoni di Radio Marte sono accesi, il capitano comincia la sua analisi. Con una precisazione: « No, il ciclo non è finito. E’ un giudizio affrettato: siamo in difficoltà di risultati, non di gioco. I conti si fanno alla fine. Il Napoli ha gli attributi, li ha sempre tirati fuori nei momenti difficili: lo ha dimostrato nel tempo e lo dimostrerà ancora». Carica. « Ci aspettano sei guerre». Sei partite, Cannavaro. «No, sei guerre e può ancora succedere di tutto. E poi c’è anche la settima, che è una guerra a parte». Tradotto, la finale di Coppa Italia: « Non ne voglio parlare e non ci voglio neanche pensare: la mente viaggia sin dal minuto successivo alla semifinale con il Siena, ma ora siamo troppo concentrati sul Lecce. Stoppo tutti. E va bene così».
PAPA’ AURELIO – Come benissimo è andato l’incontro, la chiacchierata con De Laurentiis andata in scena giovedì a Castelvolturno: « Il presidente si è comportato con noi come un padre: ci ha dato serenità e tranquillità. L’abbiamo apprezzato tutti. Comunque, credetemi: la squadra c’è e sempre ci sarà. Siamo molto delusi, perché le tre sconfitte consecutive bruciano troppo. La peggiore? Con il Catania. Ci ha fatto più male di quella con il Chelsea. Ma reagiremo».
I FISCHI- La delusione è il sentimento diffuso. E le vibrazioni di quei fischi di mercoledì rimbombano ancora tra le mura del San Paolo: « Beh, credo che siano stati giusti. Ci stanno. Anche se da fuori?». Era squalificato. « Da fuori non ho avvertito il solito San Paolo, e anzi ho faticato a comprendere questa contestazione eccessiva: il feeling con i tifosi è sempre stato straordinario, e un giocatore certe cose le carpisce».
LA VOGLIA – S’intuisce anche l’animo di Cannavaro. Che è il portavoce di una squadra. Il volto e la bocca dei compagni: « Parlo a nome di tutti: nel terzo posto crediamo, ci abbiamo sempre creduto, e tra l’altro aumenterebbe gli stimoli in vista della finale con la Juve. Ora, però, basta: pensiamo soltanto al Lecce». Non solo: « Voglio dire che la squadra non è in crisi, anche se non è a suo agio in questo momento. Abbiamo voglia di stupire ancora e finire la stagione da protagonisti. La flessione fisica? Abbiamo affrontato tanti impegni, un calo fisiologico ci può stare, ma siamo giovani e forti: la carica emotiva colmerà la stanchezza».
IL TRASCINATORE – Finale ironico. Alla Cannavaro: « Cosa è mancato? Un pizzico di cu?». Di fortuna. « Sì, ci manca qualche vittoria fortunata. Cioè vincere qualche volta anche senza meritare: noi, invece, proviamo sempre a imporre il nostro gioco». Come piace a Mazzarri: « Ecco, confidiamo tutti in lui per tornare a sorridere: lui è un super vincente, un grande trascinatore».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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