Il figlio del vento che sconvolge l’aplomb (tipicamente inglese) dell’Etihad Stadium è l’ultimo eroe d’una città persa in quegli occhi innocenti; e la fede (calcistica) che emana una notte indimenticabile è l’espressione d’un fiducia incrollabile nei valori (pure umani) in quell’idolo elevato a totem. Manchester, mercoledì: è una serata affascinante e però anche inquietante, resa vibrante dal palcoscenico, avvolta nel mistero dall’incognita del debutto e dalla consistenza dell’avversaria. La paura è un aspetto marginale, dura un tempo, forse meno, prima che in campo si presenti il vero Napoli, evoluto nella manovra, sfrontato nell’atteggiamento, leggiadro nella corsa di Edinson Cavani, il puledro di razza che va via lieve e veloce verso l’infinita felicità. « Bellissimo, bellissimo. Chi gioca al calcio, ci pensa spesso: una rete in Champions è una ambizione umanissima per noi calciatori » .
DICE TRENTANTRE’ -Si scrive Cavani ma si legge goleador in ogni lingua: in uruguagio e in napoletano, dalla Celeste all’azzurro partenopeo, e soprattutto in un anno indimenticabile, decollato al Mondiale in Sud Africa ( con il quarto posto), esaltato dalla stagione tra il san Paolo e dintorni pure Europei, solennemente officiati con ventisei gol in serie A e sette nel Vecchio continente, con un campionario di doppiette e di triplette da lasciare stecchiti pure i più ottimisti tra i suoi fans. Cavani è un vulcano in perenne attività, un incontentabile ambasciatore della pace napoletana, garantita attraverso performance impresse nella memoria.
L’ESPLOSIONE – Manchester è il filo che lega il Cavani attuale a quello esploso in maniera fragorosa, quasi insospettabile, dopo la normalità palermitana e quell’allungo di settanta metri, fianco a fianco di un Maggio sontuoso nella padronanza del palleggio e poi nell’assist d’esterno in un angolo di passaggio strettissimo, racchiude consistenza atletica, fisica e infine tecnica, sintesi indiscutibile per descrivere un campione. Cavani è il prototipo del centravanti modernissimo, che non dà punti di riferimento, che sa fare la prima punta o scalare da seconda e persino tra le linee; e la generosità, conosciuta senza limiti né dimensioni, è l’epicentro del modello di vita da assecondare persino rientrando sino alla propria area, a trasformarsi in stopper.
CHE SHOW! – Il Cavani principe azzurro è nei numeri, però soprattutto nelle emozioni che l’arida aritmetica non riesce a narrare e che invece rimane impressa: e vabbé le cinque doppiette ( in casa e fuori, in Italia e all’estero, a grandi come la Roma o a piccine), le quattro triplette ( idem, come prima, mettendoci dentro persino la Juventus), ma nell’album da sfogliare restano scolpite la zampata a Bucarest al 52′, la zuccata alla Steaua al 48′, la randellata al Lecce al 47′. L’ultima perla, il tris alla Lazio, è del 3 aprile e contiene pure l’ultima rete al san Paolo: arriva Pato, nell’aria c’è Cavani. Il cuore è in gol…
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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