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CdS – Napoli, è tornato Mago Mertens

Il black out per l'incidente è finito: il fantasista contro lo Slovan ha segnato e offerto spettacolo

Come la sua parabola, a rientrare. Perché tutto gira, non solo quel pallone. I momenti, gli stati d’animo, le storie della vita. E perciò anche del calcio. Neanche un mese fa, il giorno più brutto. Belgio-Galles: la botta alla testa, la paura, la percezione che tutto potesse davvero… girare in un attimo. Poi il sospiro. E il sorriso che torna. Come i gol, i suoi, di Dries Mertens: tiro a giro e vai. Pallone accarezzato d’interno piede. Tagliato, maligno, beffardo. Preciso. Là dove il portiere non può arrivarci, e inutilmente si stende, si allunga, stiracchia muscoli e braccia fino a che non ne ha più, di centimetri e forze. 
Terzo gol stagionale, ancora in Coppa: Euro-Mertens. Doppiettta allo Sparta e rete allo Slovan: cechi e slovacchi, entrambi colpiti. Senza divisioni. 

TALENTO. Mertens unisce tutti. Talento, guizzi e colpi da giocatore vero. E la capacità di scaldare anche quando intorno c’è gelo. Sugli spalti anche il distacco è freddezza. Termometro vicino allo zero, lui subito a 1. Sei minuti appena e nome inciso nel tabellino. Come il gol, impresso negli occhi di chi c’era. Pochi. Movimento tipico. La giocata, personalissima: taglio da sinistra, la finta caraccollando col corpo, mezzo di dribbling e tiro. «Un bel gol, sì. Era importante vincere e chiudere primi nel girone. Ma potevamo fare anche meglio. Benitez un po’ se l’è presa: dovevamo segnare più di tre gol». Insaziabile Rafa. Perfezionista. Amante delle cose belle, e perciò (forse) criticone. L’insoddisfazione è rimpianto: enorme. Perchè il quarto poteva essere spettacolare. Mertens c’ha provato. Questione d’effetto. Speciale. Ma non specialissimo. Un colpetto scavando sotto il pallone. Con lo sguardo dolce e gli “ohhhh” della famiglia da qualche giorno a Napoli. Una palombella azzurra. Calibrata, quasi giusta. Però fuori. Come lui un poco dopo: sostituito ancora. Ma stavolta per risparmiarlo. Per gestirne le fatiche. Per preservarlo. Mertens da tutelare. E’ unico ormai. Ma davvero. Un anno e mezzo di ballottaggi e dubbi. Una fascia, due padroni: lui e Insigne. Poi il crac. E l’emergenza. Per un po’ ancora. Almeno fino a che non apra il mercato. Perché Gabbiadini può giocare anche di là. 

CONTRATTO SINO AL 2018. Altre storie comunque. Oggi è solo Mertens: ritrovato, completamente recuperato. Tonico. E che fa gol. «E’ importante dare sempre il massimo. Ma bisogna essere sempre concentrati, che si giochi contro l’Empoli o la Roma». … Oppure il Milan: la prossima. Da calendario, certo. Ma anche da titolare, e non è proprio un particolare. Dodici presenze in campionato: una sola giocata tutta. Nove entrando dalla panchina, con l’umore su e giù come certe prestazioni. Tanta attesa, pagelle striminzite, sussurri di mercato. Scenari, previsioni e ipotesi di ogni tipo. Ma da smentire: decisi. L’ha fatto a radio CRC Soren Lerby, signore di un altro calcio e adesso suo procuratore. «Dries resterà in azzurro almeno fino al 2018. Sul suo futuro non ci sono dubbi. Sta benissimo a Napoli, e ci rimane». Quattro mesi difficili. La concorrenza di Insigne. La logica di un’alternanaza faticosa da coordinare e sostenere. L’ansia fisiologica da prestazione, le pressioni forti e i paragoni continui. E poi i gol: pochi. Come pure le partite importanti giocate da titolare. Questione di equilibri tattici. Mertens l’attaccante che si adatta a fare il tornante. Più punta che terzino. Ala offensiva. La sua diagonale ideale, la linea obliqua che taglia il campo avversario e gli libera il destro per tirare. Esplosivo, imprevedibile, potente. Il Mertens di Coppa segna e trascina. Ma ora è campionato. E tocca ancora a lui. C’è solo lui. 

Fonte: Il Corriere dello Sport

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