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CdS – “Napoli, attacco atomico”

Lucarelli: "Poche squadre in Europa hanno tre giocatori del calibro di Hamsik, Lavezzi e Cavani"

Ha rubato la scena ai nuovi, Inler compreso, ed anche ad Hamsik. Cristiano Lucarelli ha già sbalordito chi riteneva superflua la sua riconferma. Ed ora a 35 an­ni e nove mesi, si appresta a stupi­re ancora. Quattro gol, uno diver­so dall’altro in queste prime usci­te: di testa, su rigore, in acrobazia, di rapina. L’istinto del bomber di razza (oltre 200 gol in carriera) è intatto. E man mano che recupera lo stato di forma, saprà farsi vale­re anche alla sua età.

Lucarelli, cosa ha provato dopo questi primi gol d’estate?

«Una sensazione bellissima. Di gol ne ho fatti tantissimi nella mia carriera ma questi hanno un sapore diverso. Li ho messi a segno in un momento parti­colare per me. Ho finalmente ripreso a lavorare a pieno re­gime dopo l’infortu­nio. Servono per darmi la carica ad andare avanti. E poi per aiutare la squa­dra a vincere in at­tesa che rientrano i big » .

Non è per caso che vuole smentire coloro che non ave­vano accolto bene la sua riconferma?

«No, assolutamente. Posso capi­re, però. E’ normale che il tifoso abbia avuto delle perplessità con­siderato gli anni e l’infortunio. Ma io di risposte fisiche ne avevo già date. Avevo recuperato dall’inter­vento a tempo di record. Ed avevo anche fatto gol, alla Juve, nel fina­le dello scorso torneo. E poi con il tifoso napoletano ho stabilito un feeling straordinario. Bastava ve­dere come mi sostenevano duran­te gli allenamenti a Dimaro. Mi in­citavano ogni volta che passavo sotto di loro. Non mi facevano av­vertire la fatica. “Corri Cristiano, corri”, urlavano. Davvero eccezio­nali per come vivono la passione per il Napoli. Per loro è una fede, un motivo di orgoglio, di riscatto. E se prendono a cuore un giocato­re…. » .

Eppure all’inizio non era stato accolto bene, cosa è successo?

«S’era sparsa la voce che duran­te un Parma-Napoli io avessi fatto un brutto gesto. Niente di più falso. Ho chiarito personalmente con lo­ro. Ci siamo spiegati. E poi mi han­no preso tutti a ben volere quando restai in campo contro l’Utrecht pur con un ginocchio rotto per ven­ti minuti perché non volevo lascia­re la squadra in dieci uomini. Inol­tre vivo spesso in mezzo a loro ac­compagnando mio figlio Mattia a giocare con la Boys Posillipo sui vari campi della periferia della cit­tà. Forse conosco gli umori della tifoseria meglio di Cannavaro. E in giro raccolgo stima vera ed amici­zia. Dopo Livorno, sono rimasto stregato da Napoli».

 Perché Mazzarri ha spinto tanto per riaverla?

«Il mister mi conosce da anni. Sa che persona sono e cosa posso da­re in campo e nello spogliatoio. E poi oltre ad essere uno dei tecnici più bravi in circola­zione, è una persona schietta, sincera, onesta intellettual­mente. Entrammo subito in sintonia quando ci cono­scemmo perché la pensiamo alla stessa maniera. E con lui ho segnato anche una caterva di gol».

 Dove può arrivare questo Napoli?

«Lontano sicura­mente. La società ha gettato delle basi so­lidissime. Ed il pro­getto tecnico è mol­to interessante. Aver confermato i migliori ed inserito altri elementi di un certo spessore la­scerebbe indurre chissà a cosa. Ma bi­sogna procedere con umiltà. Quest’anno dovremo affrontare tre competizioni, non è semplice. Già confermarsi tra le prime del campionato sarebbe un bel traguardo».

Che ruolo pensa di potersi rita­gliare?

« Cominciamo con il dire che il Napoli possiede un attacco atomi­co. Poche squadre in Europa han­no tre giocatori del calibro di Hamsik, Lavezzi e Cavani. Voi li chiamate tenori, io li definisco fe­nomeni. Gli ho visto fare delle co­se in campo che se fossi stato sugli spalti sarei balzato in aria dalla gioia. Io spero di fare la mia parte quando sarò chiamato in causa. Conosco la Champions, ho anche segnato quattro gol e posso già da­re qualche consiglio utile».

Per esempio?

«Di giocare con personalità e de­terminazione. Ed anche usando la testa».

A quando il prossimo gol e quan­ti conta di farne?

«Contro il Penarol se il mister mi darà spazio. Spero tanti ma mi ac­contento di pochi ma utili. Sempre dopo i fenomeni, però».

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