E’ il cuore che vola oltre un carrarmato: novantatre e trenta secondi, all’ultimo respiro, c’è il Napoli di Mazzarri che scaccia via i fantasmi, che riprende per i capelli se stesso e rimuove ogni incrostazione psicologica. La Vecchia Signora è già dietro l’angolo e ora quel cuore già batte per lei.
Mazzarri, contento?
«E come faccio a non esserlo? L’avevamo persa, su un campo difficile, contro una squadra in salute, che può anche batterti. Certo, non sarebbe stato bello e neanche giusto, però era quasi finita e Cavani ci ha tirato fuori dalla sconfitta, premiando lo sforzo della squadra».
Stavolta, il turn over non c’entra.
«Abbiamo commesso un errore in difesa e ci è costato caro. A dire il vero, potevamo andare sotto già con la straordinaria giocata di Denis. Ma noi nel primo tempo avevamo tenuto il campo, pressato tanto e affondato parecchio con Zuniga: solo che nessuno è mai andato sul secondo palo».
Il Napoli ha bisogno di Lavezzi, sempre.
«E’ un giocatore di classe elevatissima e a me toglierlo dà noia, però devo dire che Pandev non mi era dispiaciuto, anzi. Stava facendo con diligenza anche la fase difensiva, l’avrei dovuto tenere ancora una decina di minuti. Poi, e questo è il calcio, lui è uscito e noi siamo passati in svantaggio».
La domande del giorno è: a meno nove dalla Juventus come si sta?
«Non guardo la classifica e quindi non mi interessa. Io so che stiamo tenendo altro il nome del Napoli in Champions, fatica a cui la Juventus non deve sottoporsi. Avere la possibilità di allenarsi una settimana intera dà dei vantaggi indiscutibili».
E a voi toglie molto…
«Ripeterò fino alla noia la teoria di Galliani: chi partecipa alla Champions ci rimette anche otto-nove punti. E se lo dice Galliani, uno dei manager con maggiore esperienza internazionale in assoluto, vuol dire ch’è vero. Io posso confermare che il doppio impegno costringe ad un sovraccarico di fatica fisica e nervosa. Potremmo avere 5 punti in più».
Avesse perso, cosa avrebbe detto?
«Non giudico mai in base al risultato. La prestazione mi è piaciuta, per 45 minuti abbiamo avuto possesso palla,potevamo capitalizzare meglio: in sintesi, dovevamo essere più cinici, più concreti, perché di occasioni ne abbiamo create, magari non nettissime però propizie».
Cosa le è piaciuto di questo Napoli?
«La reazione, la dimostrazione che siamo un gruppo capace di resistere ad oltranza, fino all’ultimo secondo di gioco. E’ vero che bisogna prima rimediare un cazzotto per tirarci su, però queste partite sottolineano la natura dei ragazzi, che poi è la mia».
Gira e rigira, comunque, si ripensa sempre ai titolarissimi.
«Ho fatto quattro cambi, su Inler mi sono dovuto piegare al malanno altrimenti sarebbero stati tre. Zuniga per me appartiene a quella schiera, rappresenta con Dossena e Maggio la soluzione sugli esterni. Non c’entra la rotazione, semmai una cosa sia chiara: qui tutti hanno una determinazione feroce, perché un’altra squadra a Bergamo, contro questa Atalanta e a quattro giorni dalla sfida con il Manchester non ce l’avrebbe fatta».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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