Paura e delirio. Walter Mazzarri salta l’appuntamento del dopo-partita. «E’ molto stanco» , fanno sapere gli uomini della comunicazione del Napoli. Serata terribile, per il tecnico, travolto dal nervosismo e poi dalla felicità. In lacrime, dopo la vittoria: «Sono felicissimo» . E’ il suo momento, quello che ha atteso per tutta la carriera. Lui e la sua squadra non sono delle semplici comparse in Champions; sono stati promossi al rango di protagonisti, hanno raggiunto quegli Ottavi che club blasonati (il Manchester United) o ricchissimi (il Manchester City) non hanno conquistato. E’ la sua marcia trionfale, la sua corsa contro il tempo, la sua ricerca della perfezione. Tre stagioni, sempre migliorando i piazzamenti, sempre migliorando il rendimento. E alla fine non ha retto alla tensione: è affondato in una poltrona, spossato e felice, una felicità che aveva prima sognato, poi accarezzato, adesso realizzato.
DURO – Era da tutti considerato il «girone della morte» . Lo aveva sottolineato anche Alex Ferguson, uno che di calcio internazionale se ne intende. Pochi, all’inizio, attribuivano alla sua squadra grandi chances. Davanti aveva squadre con un passato ricco di successi, come il Bayern, ricco di giocatori e di quattrini come il City di Mancini, ricco di esperienza come il Villareal, diventato in un decennio una grande realtà della Liga e della stessa Champions. Il Napoli sembrava la Cenerentola, una Cenerentola destinata più a osservare che a vincere, a guardare più che a vivere certe entusiasmanti emozioni. Invece il mondo è cambiato. Ed è cambiato in un contesto straordinario perché come ha detto l’allenatore del Villareal, «mai nella storia della Champions dall’urna era uscito un gruppo così forte, così duro, quattro squadre europee di un livello altissimo» . Ecco perché ora Mazzarri osserva il suo capolavoro. Lo osserva da lontano, con discrezione perché vuole lasciare alla squadra le luci della ribalta, una ribalta adesso veramente sfavillante perché al di là di chi pescherà nell’urna il prossimo 16 dicembre, il Napoli dovrà giocare un’altra grande partita. Tra le prime sedici d’Europa: Mazzarri lo sognava. Il sogno è realtà.
TENSIONE -Ha sofferto in questi ultimi novanta minuti, vedeva che la squadra non riusciva a fare le cose che sa fare. Soffriva e quella sofferenza traspariva dal suo volto, i suoi occhi, il suo sguardo la raccontavano chiaramente, apertamente. Quell’espulsione figlia della grande tensione, è stato per lui come il pugno di un peso massimo. Ha avuto un calo di pressione, una cosa che ha sofferto altre volte, perché lui le partite le gioca non le dirige semplicemente. E’ fuggito nel pullmann della squadra, quello che poi ha portato tutti all’aeroporto di Valencia. Felice ma stremato. «E’ giusto che sia protagonista la squadra» . E così ha deciso di tacere, di rientrare nell’ombra. D’altro canto lo aveva detto alla vigilia: voleva questo successo non per la sua carriera ma per i suoi giocatori e per la gente di Napoli. «Emozionatissimo e felice» , ha spiegato a chi gli chiedeva come stava vivendo il trionfo. Sa bene di aver fatto insieme ai suoi ragazzi un vero e proprio capolavoro. Ha ottenuto quello che voleva, ha trasformato in realtà quella che un paio di mesi fa era solo una timida speranza. Ha battuto tutti ed è stato battuto soltanto da una Grandissima d’Europa. Il Napoli ieri è entrato in un circolo esclusivo e lì, in quel circolo, lo ha trascinato per mano lui, Mazzarri, l’uomo che in tre anni ha chiesto sempre di più.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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