Sempre più ermetico, abbottonato, convinto delle proprie decisioni. «Vedrete sul campo le scelte che farò. Tanto so già che se il risultato non mi darà ragione, verrò attaccato. Diranno che è colpa mia. Ma io andrò avanti per la mia strada fino all’ultimo secondo che starò a Napoli », replica Mazzarri a chi gli chiede lumi sull’eventuale turn over. Appare più teso del solito, eppure è reduce da una qualificazione in semifinale di Coppa Italia. Forse sarà la squalifica di due giornate in Champions che lo rende nervoso. Oppure l’inizio di un girone di ritorno da togliere il respiro. In realtà, Mazzarri sembra rivolto con la mente già alla sfida con il Genoa, una partita che si presenta piena di insidie. « No, il sei a uno dell’andata non c’entra. Il Genoa era già forte prima. Ed oggi accanto a Palacio ha inserito anche Gilardino e Sculli. Tra l’altro fa testo la loro vittoria a spese dell’Udinese, non certo l’ultima arrivata. La vittoria del San Paolo, invece, capitò perché loro erano in un momento particolare mentre noi venivamo da due rimonte subite in casa e non volevamo correre rischi. Arrivarono anche due tiri dalla distanza con Gargano e Zuniga che furono due jolly. Non credo che possa influire quello, penso piuttosto che il Genoa voglia fare una partita importante perché ci rispetta. E noi siamo pronti ad accettare la sfida ».
Mazzarri racconta quel suo abbraccio plateale a Inler al momento della sostituzione con l’Inter: « Non è stato casuale, volevo gratificarlo e dare un input a tutto lo stadio: non è così che si aiuta un giocatore ad inserirsi, ricordate cosa successe con Gargano? Bisogna evitare certe disapprovazioni altrimenti si rischia di perdere un giocatore ».
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