Gira e rigira, la lingua batte dove il dente duole: «E quel 3-3 di martedì mi brucia ancora sulla pelle». Gira e rigira, verso il Lecce rotola un pallone infuocato: «E chiedo alla gente di starci vicina, di sostenere chiunque giochi: perché sabato ci tocca una trappola». Gira e rigira, il percorso dell’inconscio conduce dritto a «el Madrigal»: e quel salottino comodo-comodo, allestito da Radio Marte per confessare Walter Mazzarri e lasciarlo aprire a cuore (e a microfono) aperto, sa tanto di un sottomarino. «Devo far rifiatare un po’ di gente, perché martedì affronteremo il Villarreal».
«CARA SIGNORA» – La notte delle stelle, pardon quelle delle streghe, è in un (cattivo) pensiero ricorrente e non c’è verso di rimarginare una ferita sulla quale ogni domanda è un granellino di sale che acuisce il dolore: «Pensavo di averla vinta, ormai. Abbiamo studiato noi stessi, osservando gli errori comessi: tutta colpa della stanchezza e ciò mi induce a cambiare. Adesso dobbiamo prendere questi tre punti, non mi interessa neanche sapere come».
«CARA CHAMPIONS» – Il dicembre torrido, una partita ogni quattro giorni, è l’ennesimo tour de force di una stagione intensa, vibrante e al di là del Lecce, in quel cono di luce ch’è l’Europa da Champions, c’è «el Madrigal» ma ancora un riverbero del Manchester: «E’ stato il match più difficile. Noi restiamo una squadra giovane a certi livelli, che si è presa la briga di battere un club di assoluto livello, per me paragonabile al Barcellona, al Real Madrid o al Bayern. Andare avanti sarebbe un gran traguardo per tutto il calcio italiano. Ma sarà dura: nessuno ama perdere in casa. E poi, il Trap insegna: non dire gatto se non ce l’hai nel sacco».
«CARO PANDEV» – Ma ciò che resta di una serata felice a metà è la ritrovata vena di Pandev, la sua esplosione improvvisa, l’esuberanza offensiva e la disponibilità al sacrificio: «All’arrivo, inevitabilmente, era in ritardo di preparazione; poi abbiamo fatto un lavoro straordinario per recuperarlo. Ma uno come Goran non si può discutere, ha valori tecnici assoluti».
«CARA NAPOLI» – Due anni di Mazzarri, racchiusi in un bignami, in un libro-verità da tenere poggiato sul comodino, prima di provare a sfidare l’insonnia del 3-3 e l’adrenalina di questi venti giorni da stress acuto: «Io qui sono felice, ciò che ti riesce a dare Napoli difficilmente è possibile ottenerlo altrove e poi mi ritrovo in questa gente: sono passionale come loro, sempre alla ricerca di nuove sfide, perché non amo le cose semplici. E c’è un proverbio che mi piace: cà nisciuno è fesso».
«CARO MILAN» – Ieri, oggi e poi (anche) dopodomani: perché questi esami che non finiscono mai conducono ovunque, in Champions e in Campionato, e spingono a leggersi dentro, in un futuro da provare a immaginare senza veli: «La serie A è difficile, stavolta di più, perché c’è un posto in meno per la Champions e noi vogliamo provare in tutti i modi a restare nell’Europa che conta. Siamo cresciuti, perché nella passata stagione siamo stati bravi, abbiamo offerto emozioni anche oltre confine; e negli ultimi tre mesi, be’, i risultati son lì a dimostrarlo. Il Milan ha valori eccezionali ed è favorito per lo scudetto, ma la Juventus può competere con i rossoneri e con l’Inter. Io mi limito a invitare i tifosi al San Paolo per domani sera: ci aiutino a superare quest’ostacolo, poi vedremo». Vamos…
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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