La sveglia suona presto: e alle dieci del mattino d’una domenica così strana, con gli occhi spalancati per lo stupore di due punti sfilati via nella penombra c’è ben poco da dirsi e c’è soprattutto una scossa da darsi, per riveder la luce e ritrovare il sorriso strappato via da Simplicio: «Ci servono nove punti, poi si vedrà» .
Il destino è nelle mani altrui ed ora che l’Olimpico e la sua notte (fino all’88’) magica è stata consegnata al frullatore dei ricordi, l’unica soluzione suggerita da Mazzarri è quella filosofia ripetuta come un mantra un giorno sì e l’altro pure, affinché non ci siano cali di tensione: «Non guardiamo gli altri, pensiamo semplicemente alle nostre partite: ne abbiamo tre ed io sono fiducioso» .
ORGOGLIO E RABBIA – Il mese della verità è in quel fazzoletto di appuntamenti cerchiati d’azzurro, il passaporto per consentirsi un passaggio in qualche capitolo di storia con il quale raccontare, un bel dì, della seconda qualificazione consecutiva in Champions, d’una finale di Coppa Italia dal valore inestimabile. E l’alba di questa era spaziale, che va dal Palermo al Bologna, dal Siena e sino (ancora) all’Olimpico per aspettare la Vecchia Signora così chic va vissuta depurandosi immediatamente dalla malinconia per quella vittoria sfumata via e va arricchita ribadendo pure a se stessi i concetti che Mazzarri ha scolpito nel tempo: «A prescindere, la nostra stagione è straordinaria. Soltanto la Juventus è in corsa su due fronti sino al 20 maggio e ciò dà la portata di quanto realizzato. I conti si fanno alla fine e il Napoli conosce un solo modo per affrontare le sue sfide: tentare sempre, senza fare calcoli» .
REVIVAL – Il riassunto della puntata precedente, il 2-2 con la Roma, è rinviato alla serata odierna, nel chiuso di una stanzetta di Castelvolturno, dinanzi al video in cui ci sono selezionati pregi e difetti: ma per ricominciare, in una domenica agrodolce, serve semplicemente un input, non un messaggio subliminale ma una dichiarazione di intenti che racchiude il progetto aritmetico più semplice che ci sia: «Noi vogliamo il massimo» . In cifre: nove punti su nove, perché il “suo” Napoli ha già dato – con la Juventus e con il Catania, ancor prima di sabato sera – e ora è arrivato il momento del raccolto, da inseguire lavorando sul campo, ripetendo sino alla noia le varie situazioni di gioco, allenando il fisico e però anche la testa, per provare a rimuovere le scorie di un anno vibrante e faticoso, per riafferrare con il rush finale le serate tra le stelle.
VIETATO VIETARE – E allora, palla al centro dei pensieri sparsi, per un defatigante che in fine dei conti serve per guardarsi dentro, per cancellare il giallo(rosso) dell’88º, quando il Napoli ritrovato a inizio ripresa s’è smarrito, e poi una dedica secca al gruppo, per non caricarlo, per indurlo a credere che sia ancora tutto possibile, a prescindere da ciò che accade altrove, superando di slancio l’effetto di Udinese-Lazio, staccandosi dalle proiezioni da bar sport: perché in fondo, la prova dei nove punti è quanto serve per non avere alcun rimprovero da muoversi: «Si gioca per vincere sempre, ogni partita sarà per noi una finale. E’ da quando sono arrivato qua a Napoli con il mio staff che ci comportiamo in questa maniera» . Chi fa tre per tre fa per sè…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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