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CdS – Mazzarri: “Nel secondo tempo ci sono mancate le forze”

Sette minuti: e il paradiso diviene un inferno. Sette minuti appena: per trasformare l’estasi in un tormento. Sette maledetti minuti per accorgersi d’essere finiti in un frullatore che ha cancellato la gioia e l’ha trasformata in acuta disperazione. Sette minuti in bianco & nero, macchè, nel caos cerebrale che fa d’una partita perfetta un elettrochoc. E ora, mentre intorno c’è il fantasma d’una Vecchia Signora che s’aggira e annuncia una notte insonne, forse servirebbe un lettino e un allievo di Freud. Mazzarri, cosa è successo? «Che abbiamo pagato, alla distanza, i troppi impegni. Che a un certo punto è venuta fuori la maggior freschezza degli avversari. Loro hanno le settimane libere, noi voliamo da un campo all’altro. Primo tempo perfetto, ma avevamo gamba e libertà di pensiero. Poi la fatica ha offuscato le idee».
Come si esce da una gara così, 3-1 e gara in pugno, prima di svegliarsi. «Analizzandola nella maniera giusta: per me il bicchiere è mezzo vuoto, non ho dubbi. Perché quel primo tempo spettacolare avrebbe meritato un premio. Ma non ci sono colpe specifiche che possiamo avvertire, soltanto la consapevolezza che nel secondo tempo eravamo in debito di ossigeno». 

DELUSIONE E RABBIA – C’è rabbia, ovviamente. «Molta e con me stesso, anche con me stesso. Confesso che sul 3-1 ero convinto di averla vinto, nonostante fossimo meno lucidi. A quel punto, la gara mi pareva incanalata nella maniera giusta, non credevo ci riprendessero. Ma la Juve stava meglio di noi. E ha avuto fortuna, il terzo gol l’ha segnato il destino, una serie di rimpalli rocamboleschi». La soddisfazione per quella partenza lanciata offre spiragli futuri. «Continuo a parlare della necessità della crescita, che può avvenire solo giocando come stiamo facendo, anche tanto. Quest’anno abbiamo fatto un salto di qualità ulteriore, con le grandi non perdiamo praticamente mai. Ma ci serve l’abitudine alle sfide continue. Io sono ottimista. Penso al Lecce e anche al Villarreal. Di una cosa i tifosi stiano sicuri: daremo sempre il massimo».
Intanto ha ritrovato Pandev, almeno. «Mi offre ulteriori possibilità, ha fatto due gol e si è mosso bene. Gli mancava la condizione e la partita: ma è un calciatore di altissimo livello». Sta aspettando il vero Inler. «Perché, poverino, stava male. E lo abbiamo recuperato in extremis. Ma sino a venti minuti dalla fine, sul 3-1, eravamo contenti della prestazione di ognuno. La Champions è bellissima ma ci leva energie fisiche e nervose. Qualcosa bisogna pagare in campionato e noi stiamo puntualmente lasciando punti. Senza aver colpe». 

AL VAGLIO DELLE BIG – Ha visto Milan, Juventus, Inter, Udinese e Lazio. «Stiamo parlando grossi club, alcuni dei quali abituati a sbrigarsela tra varie competizioni. La Juve mi ha colpito, anche perché ha la possibilità di gestire se stessa e di preparare le partite nel corso della settimana. Noi sabato avremo il Lecce e poi dovremo cominciare a concentrarci sul Villarreal. E sono aerei in continuazione, stress che si accumula. Fossimo stati più spensierati, diciamo così, saremmo stati capaci di congelare la palla. Eravamo nella condizione giusta per farlo. Ma ormai è andata».
Lo sconforto può incidere, adesso? «Non avremo il tempo, perché fino a Natale non ci fermeremo mai. Da uno stadio all’altro, una sfida e poi un’altra. Neanche io avevo mai fatto la Champions, quando sottolineo che stiamo facendo progressi clamorosi voglio solo sottolineare la capacità di essere sempre vivi, presenti e autorevoli ovunque. Lavoreremo sulla delusione, chiaro: però fino a quando abbiamo avuto forza siamo stati spettacolari». 

La Redazione  

A.S.  

Fonte: Corriere dello Sport

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