L’Olimpico: dove tutto iniziò, suo malgrado. L’Olimpico: che è un’emozione autentica, con il suo eco e il suo fascino ineguagliabile. L’Olimpico: per togliersi lo sfizio Capitale e potersi immergere felice e spossato in quella Coppa Italia, traguardo d’un ciclo che ha conosciuto notti magiche da Manchester a Monaco e poi a Vila Real e infine a Londra e ora ne chiede un’altra ancora. Perché è Roma l’ombelico del mondo.
Mazzarri, come si prepara una finale?
«Attraverso gli input da inviare nel corso della preparazione alla gara: stavolta abbiamo avuto la possibilità di attraversare una settimana-tipo ed io ho parlato per quel che dovevo. Poi a volte può dipendere da un episodio».
O dal talento di un Lavezzi…
«Che si è allenato bene ed è motivatissimo, assai carico».
Si chiude una stagione….?
«Fantastica, come ha sottolineato la finale di Champions di ieri, giocata da due nostre avversarie contro le quali abbiamo fatto bellissima figura. In questi tre anni, siamo cresciuti in maniera evidente. E ora ci giochiamo un trofeo meraviglioso».
La Juventus la sfida con il modulo a lei caro.
«Che hanno cambiato proprio alla vigilia della sfida d’andata. Tutto ciò testimonia che siamo diventati modello di novità: all’estero, dove pure vigeva la difesa a quattro, sono in parecchi a sistemarsi a tre. Che club di spessore internazionale abbiano importato il nostro stile, ci rende fieri».
Ha sempre detto: la Champions ci ha tolto parecchio.
«Lo dice anche Galliani, che ha sottolineato un pedaggio di almeno otto punti. Credo però che questo sia il sacrificio di società e di calciatori abituati al doppio e al triplo impegno. Per chi come noi era alla prima volta in una manifestazione così stressante, il pedaggio è stato superiore: io dico che abbiamo lasciato per strada dai 12 ai 14 punti».
Chi avrà più fame?
«Noi ne abbiamo: ho visto i ragazzi, farebbero qualsiasi cosa pur di vincere questa partita. Ma loro viaggiano sulle ali dell’entusiasmo, la conquista dello scudetto alleggerisce la tensione. Spero che il Napoli non avverta invece la pressione che può generare una sfida del genere, con trentamila sostenitori sugli spalti. Psicologicamente, e anche tecnicamente, la Juventus è favorita».
Siamo al punto d’arrivo o di (ri)partenza?
«Il mio triennio ha come sublimazione la partecipazione a questa finale: poi, vada come vada, avremmo avuto il merito di essere arrivati sin qua. Il risultato non cambia le valutazioni su quel che i ragazzi e la società e io ed il mio staff e i nostri sostenitori abbiamo conquistato».
Il più grande esodo del tifo partenopeo: niente male…
«Un’altra strepitosa immagine di cui essere orgogliosi, tutti assieme. Il coronamento del sogno è giocarsi la finale di Coppa Italia contro i neo-campioni d’Italia. E poi vedremo… Non fatemi dire tutto ciò che sento, perché sono scaramantico».
E’ l’ultima di Del Piero…
«Un calciatore strepitoso, l’insidia delle insidie. E’ capace di sbloccare la partita da solo, quando meno te lo aspetti. La Juve ha tanti calciatori di questo spessore, ha investito tanto e bene: complimenti a Marotta, a Conte, alla dirigenza. Ma noi ci proveremo, usando le giuste contromisure».
Qui lei ha già giocato una finale…
«E l’ho persa. Non vorrei neanche ricordarla, sbagliammo un rigore nella serie ad oltranza. Sappiamo che servirà un’impresa per battere la Juventus imbattuta e forse imbattibile».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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