Segni particolari: bruttissimo. E per quarantacinque minuti, c’è solo da chiedersi dove sia rimasto il Napoli. Ciak, si rigira e: segni particolari, bellissimo. E per altri quarantacinque minuti, c’è solo da domandarsi cosa sia successo. L’ora e mezza più matta della stagione è un turbinio di emozioni contrastanti, un’immagine che si deforma mentre il cronometro corre via veloce e l’ora della Champions del Napoli sembra stia per scoccare di nuovo. Poi, il thriller: finale giallo(rosso) e sul volto di Mazzarri resta impressa la paura che sia terribilmente difficile, adesso.
Mazzarri, è dura da digerire per lei?
«Certo che sì. Sembrava non potessero più impensierirci. E invece abbiamo pagato piccoli errori e questa è la dimostrazione che a certi livelli non siamo ancora maturi come dovremmo essere. E’ vero che nel primo tempo abbiamo subito molto però negli spogliatoi mi sono arrabbiato come mai ed è altrettanto vero che nella ripesa abbiamo comandato la gara, l’avevamo in pugno. Se sciupi così tante opportunità, alla fine le paghi. Era già successo con il Catania, è successo varie volte: peccato!».
Fuori Cavani, dentro Lavezzi.
«Cavani mi sembrava stanco, Lavezzi pareva fresco, però i pochi allenamenti nelle gambe hanno inciso. Non è riuscito a sfruttare gli spazi, ma c’è un fuorigioco di Lavezzi che mi ha lasciato perplesso: secondo me era buono. Non sta ancora benissimo, volevo recuperarlo per poter sfruttare le sue caratteristiche».
Il Napoli con due facce: e Zuniga ne è la sintesi.
«Zuniga male nel primo tempo. Ha un talento incredibile, però talvolta parte con i ritmi bassi. Ha sofferto Rosi tanto, dopo aver tenuto Cuadrado con il Lecce. Il gol è bellissimo, però deve essere più reattivo: sul 2-2 forse era stanco, è stato anticipato».
Dietro non siete stati certo impeccabili.
«Gli episodi ci stanno, ma non abbiamo chiuso come avremmo dovuto sul cross. E poi non si possono sprecare tante occasioni in casa della Roma, non ti perdonando avversari di questo genere. Purtroppo, ormai è andata e bisogna continuare a crederci, ignorando quello che succede sugli altri campi».
Tre giorni a Roma non vi hanno aiutato.
«Forse non siamo abituati a troppi giorni di ritiro, lo avevamo deciso per tentare di recuperare le energie. Invece non è bastato, abbiamo dovuto parlarci nell’intervallo per riprenderci, per ritrovare gli equilibri. Dobbiamo marciare come nel secondo tempo, ma io sono fiducioso. Scenderemo in campo per ottenere il massimo, perché non abbiamo alternative».
E ora chi teme di più, la Lazio, l’Udinese o l’Inter?
«Non guardo il cammino delle concorrenti: noi dobbiamo fare nove punti e poi aspettare. Non siamo completamente padroni del nostro destino, ci tocca verificare anche i risultati degli altri. Certo, avessimo vinto a Roma avremmo avuto molte più chanches. Ma non è il momento di lasciarsi andare, dobbiamo solo reagire subito».
Se rivede le partite di un anno a cosa pensa?
«A tutto quanto abbiamo creato e a tutto quello che non abbiamo concretizzato. Ma si cresce così, un poco alla volta: però stavolta, quando il campionato sta per chiudersi, i punti lasciati per strada sembrano pesare di più».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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