Il senno di prima, il senno di poi: e, in mezzo, Chievo-Napoli, una partita di ciapano.
«Ma abbiamo perso per colpa di un infortunio » . La «fatal» Verona esiste ed è in un quartiere insidioso, una trappola per ogni tombino, uno sgambetto ad ogni apparizione su quell’erba sempre meno verde d’un Bentegodi indigesto, da lasciare stecchiti: « Evidentemente è uno stadio stregato, per noi. Un tiro in porta, frutto dell’unico errore di quello ch’era stato tra i migliori in campo, e torniamo a casa battuti».
Rien ne va plus e quando il gioco è ormai fatto, con l’amarezza che implode, la verità «vera» d’una notte da dimenticare viene rivelata dal volto rosso fuoco d’un Mazzarri che rivolta quell’ora e mezza come un calzino per ritrovarci dentro qualcosa di buono:
«E’ la dura realtà di chi deve giocare ogni tre giorni: dopodomani abbiamo la Fiorentina, poi il Villarreal, infine l’Inter, il turn- over era inevitabile e se tornassi indietro lo rifarei senza alcuna perplessità. Il caso poi ha voluto che subissimo il gol nel momento in cui eravamo in campo con Inler, Cavani ed Hamsik».
IL RIMPIANTO –La rivoluzione in salsa partenopea è l’epicentro di un’analisi tecnica, tattica e psicologica depurata d’ogni senso di colpa e in quel post-partita in cui la delusione si coglie nell’aria comel’umidità d’una rovente serata d’agosto, a Mazzarri non resta che dimenarsi tra i rimpianti che abbondano:
«Eravamo stati bravi per un tempo, pur senza brillare: avevamo tenuto il campo, con ritmi bassi, è vero, ed eravamo riusciti a non concedere alcuna occasione. Il Chievo è un avversario serio, di consistenza, darà fastidio, non sarà facile per nessuno far punti qua: però lo avevamo controllato con calciatori come Mascara, come Pandev, come Santana, non certo con degli sprovveduti. E poi volevamo provarci nel finale mettendo magari i nostri elementi di spicco in condizioni fisiche migliori».
TENORI E STECCA –Ventiseiesimo minuto d’un gara monocorde: entra Hamsik, il terzo tenore, e sembra d’infilare il match in una presa di corrente. Ma, minuto ventisette, un giro di lancette o giù di lì, la scossa, pardon la stecca, è in quella randellata di Moscardelli che modifica l’inerzia e cancella ogni ambizioni del Napoli e di Mazzarri.
«In queste prime settimane, tra il Cesena, il Manchester ed il Milan, abbiamo dato il 150% e consumato energie: l’usura è il nemico di chiunque sia impegnato su tanti fronti e lo è stato anche per noi. Era giusto intervenire, anche per misurare lo spessore di alcuni ragazzi, Fideleff e Fernandez su tutti, dai quali ho avuto risposte concrete: ora so che sono pronti pure per le grandi e a me basta. La mazzata di Moscardelli è arrivata nel momento meno opportuno,ma chi vive di calcio sa bene che queste cose possono accadere. Io dico che la sconfitta può persino farci bene».
SU IL MORALE –La bestia nera è viva, vegeta e s’è fatta notare ancora: ma dall’indigesta Verona, zero punti in centottanta minuti, due sconfitte consecutive (infarcite pure dal blitz al San Paolo del Chievo), Mazzarri riparte con un bicchiere mezzo pieno:
«Alla fine, non ci sono state vittorie spacca- classifica. Io non sono inquieto, anche se perdere non mi piace mai. Però, ho avuto suggerimenti positivi dal campo. E poi so anche che la squadra saprà reagire. Non avvertiremo contraccolpi psicologici. Stiamo già pensando alla Fiorentina». Verona, fatalmente, è lontana
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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