E’ la sua notte più amara. La notte in cui la lunga «storia d’amore» con la città ha conosciuto la prima, robusta incrinatura: fischi e critiche. Davanti agli occhi il Grande Crollo, il Lungo Crollo: il suo Napoli non sa più vincere. L’ultima volta, l’ultimo urlo felice oltre un mese fa, il 9 marzo. Un risultato tondo, clamoroso che finì per oscurare un campanello d’allarme perché i sei gol inflitti al Cagliari trasformarono i tre subìti dal Napoli nell’inevitabile conseguenza di un comprensibile calo di concentrazione. Da allora, tre sconfitte (quattro con quella di Champions, a Londra) e due pareggi; tanti gol incassati: tredici che diventano diciassette con quelli europei, una media da squadra che rischia la retrocessione, quasi tre a partita. Walter Mazzarri questa volta ammette: «Abbiamo meritato di perdere». In tribuna Aurelio De Laurentiis era deluso. Come gli altri trentacinquemila tifosi che ieri sera confidavano di assistere a alla resurrezione e che, invece, sono stati testimoni di un tracollo.
STANCHEZZA – Le cause di questa crisi? Una sola, secondo il tecnico: la stanchezza. «Siamo in difficoltà, siamo veramente stanchi e poi abbiamo tanti in fortunati e tanti squalificati. Ieri sul pallone siamo arrivati sempre secondi». Aggiunge: «Noi non siamo all’altezza dei grandi club per esperienza e potenzialità, per vincere dobbiamo essere sempre al massimo e correre più degli altri». Dettaglio da non sottovalutare: l’avversario di ieri era l’Atalanta non il Real Madrid: «Ma loro ieri erano molto reattivi. Abbiamo retto un tempo poi siamo calati forse abbiamo anche pagato la fatica della gara con la Lazio. Paghiamo i tanti impegni, non siamo abituati. Le tante assenze mi hanno obbligato a dei cambiamenti tattici. Dobbiamo ricompattarci, dobbiamo recuperare alcuni giocatori e fare dei lavoratori specifici. Ieri sera faticavamo ad accompagnare la squadra nella maniera migliore. Non abbiamo più le gambe per fare il gioco che sappiamo fare. Questo è probabilmente un limite. Quando non abbiamo le energie soffriamo. Martedì ho visto il Milan che è affaticato come noi ed è riuscito a portare in porto la vittoria. A noi questo manca, dobbiamo crescere».
APPAGATI – Prova a risvegliare l’orgoglio ricordando un obiettivo raggiunto: «Intanto siamo in Europa League anche il prossimo anno e proveremo in campionato ad arrivare più in alto possibile». Ma la consapevolezza di un traguardo già raggiunto ha prodotto un senso di appagamento? «No, il fatto è che siamo stanchi. Questa squadra ha giocato spesso molto oltre il suo massimo. Ci siamo riusciti per tre anni, ora abbiamo fatto la Champions e boccheggiamo. Ciò non toglie che confidiamo di finire il campionato in un certo modo, certo non come ieri sera». Sottolinea la differenza rispetto alle Grandi: «Se si investe sui giovani non si può pensare di ottenere subito quello che hanno ottenuto Milan e Juve. La Lazio non è in finale di Coppa Italia, non ha fatto una Champions, ha preso giocatori forti ed esperti per andare bene quest’anno ma che per il futuro non serviranno più di tanto». Sottolinea il fatto che anche il Milan, con una rosa ampia, è in difficoltà per via degli impegni europei: «A noi ci sono capitati infortuni e squalifiche insieme e tutti nello stesso ruolo». Ricorda: «L’avevo detto in estate: facendo la Champions a un certo punto avremmo pagato». Resta l’amarezza: «E’ stata una brutta sconfitta, ma non è finito un ciclo. Questi ragazzi danno il massimo da tre anni e può capitare una fase di difficoltà, di stanchezza dopo aver conquistato una finale di Coppa Italia e aver disputato una Champions straordinaria».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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