Anno nuovo: ma la vita? AAA vecchio Napoli cercasi: cinico e letale, trascinante e pure un po’ «esterofilo». Si (ri)gioca e tra pieghe di divagazioni varie, luccicano numeri incoraggianti o anche impietosi, il paradosso d’un quadrimestre strabiliante in Europa e normalissimo in Italia: Milan e Juventus sono a dieci punti, il terzo posto a otto; il secondo attacco e l’ottava difesa; due sole vittorie esterne (a Cesena alla prima uscita ufficiale e, tre mesi fa, a san Siro con l’Inter). Ma si (ri)comincia: e c’è ancora la strenna natalizia, 6-1 sul Genoa, ad illuminare il futuro.
Mazzarri, come ve la passate?
«Non male, perché ho avuto buone impressioni: i ragazzi mi sembrano carichi, staccare ci ha fatto bene, sia fisicamente che mentalmente».
Riparte senza Lavezzi.
«Ma con un settore in cui c’è abbondanza. Ho Pandev, Cavani e Hamsik che hanno dimostrato di cosa sono capaci. E’ arrivato anche Vargas, che sta con noi per conoscerci meglio, per capirci. Abbiamo investito in proiezione futura, non per l’immediato, perché quello è il settore più ricco: diamogli il tempo per calarsi nella realtà, non bruciamolo. Voglio inserirlo nel modo più giusto».
Ritrova Britos…
«Manca da mesi, si è ripreso, ha bisogno di riacquistare la giusta condizione. Speriamo possa lavorare con serenità».
Unico ballottaggio, sembra, Dossena o Zuniga.
«E a me pare che Dossena abbia potuto allenarsi meglio, essendo rientrato prima».
L’ultimo Pandev è stato devastante.
«Prima del Genoa aveva avuto qualche acciacco, ora ci conto, sta bene, so quello che può darci».
Davanti siete una forza.
«Ma serve equilibrio, solidità. A me piace il calcio propositivo, comunque. E però anche vero che il segreto resta subire poco».
Fuori casa, una volta, eravate un rullo.
«La Champions ci ha tolto qualcosa, ripenso alle gare con l’Atalanta ed il Novara capitate a ridosso di impegni internazionali. E poi la sorte non sempre ci è stata amica. Penalizzati dagli episodi».
Ma adesso segnano tutti.
«Hanno cominciato anche i centrocampisti, che sono valore aggiunto ai tenori. Ci sono riusciti Inler e Gargano, Dzemaili e Zuniga; ci proviamo dalla distanza, ci proviamo sempre. Andiamo per giocare contro chiunque e lo faremo pure stavolta, anche se il Palermo in casa ne ha persa una sola. Ma stiamo crescendo come gruppo e raccogliamo quanto abbiamo seminato».
Zenga l’ha elogiata: non è facile allenare le pressioni.
«Se lo dice lui, allora vale. E non posso che ringraziarlo. A me piace essere così, fungere da ombrello per i miei calciatori. Sono orgoglioso e felice di quello che stiamo facendo. Ma ora non possiamo distrarci, il Palermo non ce lo perdonerebbe. Voglio una grande prestazione».
Mercato aperto, comunque.
«Numericamente siamo troppi, ci sono calciatori qui da cinque mesi che non trovano spazio e quindi bisogna ovviare, se si può. Poi, se riusciamo a migliorare, ben venga qualcuno. Ma urgenze non ne abbiamo».
Ha fatto in tempo a guardare il Chelsea?
«Certo che sì, però senza prendere appunti. Magari quando lo incontreremo sarà cambiato. E comunque, a proposito di rinforzi, penso che ora si faccia poco; e poi non mi preoccupano le altre: temo di più la sfortuna, semmai».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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