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CdS – Mazzarri cambia ancora

Fiorentina, Villarreal e Inter: gli azzurri si preparano a un nuovo turn-over

Pronti, (ri)partenza, via: la con­trorivoluzione che non puoi non aspettarti è tra le pieghe di Chievo- Na­poli, in quel libro (aper­to) che si spalanca sul Bentegodi e lascia trasci­nar via dal vento i fogli con le idee scarabocchia­te da Mazzarri con l’evi­denziatore. Si ( ri) cam­bia, com’è giusto che sia, risistemando il puzzle della verità, richiamando i titolarissimi, ristabilen­do le gerarchie: Fioren­tina, Villarreal e Inter sono sistemate in fila, ol­tre piazza Brà, e ciò che resta d’una notte conse­gnata agli archivi è un turn-over divenuto ecce­zionale per causa di for­za maggiore, avendo al­l’orizzonte un bel po’ di nobiltà cui dedicarsi.

L’INTOCCABILE –Il caso (più unico che raro) di longe­vità è blindato in quei se­dici metri chiusi a dop­pia mandata dalle mano­ni di Morgan De Sanctis, simbolo di continuità a prova di ribaltoni che da settantanove partite resi­ste a qualsiasi intempe­ria e persino (magari) al­la tentazione di fargli ti­rare il fiato: due anni e tre partite tutte d’un fia­to, saltellando da un campionato all’altro, mettendo d’accordo chiunque, prima Iezzo e Gianello, ora Rosati e Colombo, e tenendosi la porta stretta tra guantoni rassicuranti.


LA DIFESA –
Il Chievo è an­dato ed ha concesso la possibilità di divagare, di concedere a giovanotti da osservare le chanches per dimostrare di che musco­li siano fatti: ma dalla Fio­rentina, al Villarreal, al­l’Inter, e dunque da Jove­tic, Pepito Rossi & Nilmar e Pazzini-Milito-Forlan, il passato che ritorna spin­ge a declamare, da destra a sinistra, Campagnaro-Cannavaro- Aronica, i pit bull o le rocce d’una re­troguardia che va avanti ormai da un bel pezzo, che non indietreggia mai, che eleva l’età media del gruppo ma che garantisce esperienza e solidità, oltre che padronanza dei mec­canismi di Mazzarri.

IL CENTROCAMPO –Le rifles­sionisi sprecano in quel­l’appezzamento di terreno che costituisce, per qual­siasi allenatore, la zona nevralgica: le verità, co­me insegnavano i latini, stanno nel mezzo, e sino a sabato ci sarà da interpre­tare lo stress psico-fisico a cui è stato chiamato, in quest’avvio di stagione, il rivitalizzato Gargano, re­duce da due sfide sfibran­ti. Le chiavi di letture che riguardano, invece, Dos­sena, appartengono alla sfera privata, alla emoti­vità d’un uomo toccato ne­gli affetti più cari con la scomparsa del padre e dunque da lasciar libero di verificare da sé le pro­prie condizioni.

ATTACCO –Lo strano mer­coledì di Ezequiel Lavez­zi(«l’atipica flemma», co­me postato su Twitter) è servita per dare al tallone del piede destro la possi­bilità di rimettersi in or­dine e nel trittico che s’annuncia in quegli otto giorni da far tremare i polsi, il pocho finirà per fare come alla vigilia del­la supersfida con il Milan:«Io voglio esserci».

Verona, un ponte sul fu­turo: a Cavani e ad Ham­sik, è stato chiesto di at­traversalo in carrozza, pardon in panchina, stan­dosene in pantofole per tutto il primo tempo e par­te della ripresa. Il tris che cala il calendario, in terri­ficante successione, meri­ta tre assi da sfilarsi dalla manica nel momento giu­sto.

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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