Cavani tramortisce il Milan. Come direbbe Altafini:
«Incredibile Amisci» . Il Napoli è in vetta, guarda il Milan ( che non batteva da tre anni e mezzo, cioè dall’ 11 maggio del 2008) dall’alto in basso, si stropiccia gli occhi davanti a questo gigantesco Cavani, identico a quello dello scorso anno, anzi migliore come il vino che con il trascorrere del tempo migliora e acquisisce corpo. Ieri l’uruguaiano ha realizzato la sua quinta tripletta napoletana ( l’ultima contro la Lazio lo scorso 3 aprile). Ha guarito gli affanni della sua squadra, materializzatisi con il vantaggio rossonero di Aquilani, poi ha inferto i due pesantissimi colpi del ko (per la prima vittoria di Mazzarri su Allegri che in campionato non perdeva dal 3 aprile). Una apoteosi e una conferma: questa squadra può ambire a qualcosa di grandioso. Il Napoli è «cattivo», pratico, velocissimo nelle ripartenze, bravissimo ad aprire spazi nella difesa avversaria spostando la palla da un lato all’altro del campo. Sì ieri sera il « surdato » si è scoperto molto, molto
«‘nnammurato» di questa squadra stupefacente e che promette di stupire ancora. Il Milan ha provato a limitare i danni, a chiudere gli spazi ma ha pagato la differenza di passo, di velocità, di brillantezza atletica (nonostante un giorno in più di riposo rispetto alle fatiche di Champions: a parziale attenuante vanno ricordati i dieci assenti).
LAMPI CAVANI –Le partite difficili sono così: cominciano sotto tono e all’improvviso si accendano. Basta poco. Cavani, ad esempio, che avendo ritrovato il gol a Manchester ha deciso di continuare davanti ai suoi tifosi. Inizialmente, bisogna sottolineare, il Milan ha dato l’impressione di poter gestire la gara con una occupazione del campo molto accorta e capillare per evitare di concedere spazi ai velocisti napoletani (Mazzarri ne ha inserito un altro, Dossena, al posto di Zuniga, subentrato nel finale), tenendo i ritmi bassi e facendo girare molto la palla per trovare poi verticalizzazioni e inserimenti. I padroni di casa in effetti faticavano a recuperare la sfera, concedendo a Van Bommel troppa libertà nel gioco della prima palla e faticando a creare forme di controllo efficaci su Seedorf che ballava tra Hamsik (che si abbassava molto in fase di non possesso) e Maggio. IlMilan sviluppava il tema tanto bene da trovare il gol con Aquilani che su assist di Cassano anticipava Paolo Cannavaro di testa. Per sua fortuna il Napoli rimetteva le cose a posto dopo appena un paio di minuti (punizione di Lavezzi, testa di Maggio che anticipava Thiago Silva debilitato da problemi intestinali, palla a Cavani che sul primo palo batteva Abbiati). A quel punto la gara è cambiata con il Napoli che riusciva a ripartire alzando il pressing e imponendo ritmi che in questo momento la squadra rossonera sembra soffrire. Non a caso anche il terzo gol di Cavani è arrivata da una ripartenza velocissima. La difesa del Milan si è aperta come una cozza, la conclusione di Hamsik, deviata da Nesta, ha trovato in agguato l’uruguaiano sul quale non chiudeva Seedorf.
CAMBI –L’andamento della gara ha indotto tanto Mazzarri quanto Allegri a rivedere le squadre. Il napoletano ha ripetuto in qualche misura il copione di Manchester inserendo Dzemaili al posto di Hamsik e passando a un vero e proprio 3-4-1-2. Allegri ha provato a rivitalizzare, soprattutto dal punto della velocità, un Milan diventato troppo lento con il trascorrere dei minuti: al posto di Bonera è entrato un giocatore di ruolo come Antonini mentre Emanuelson ha rilevato Van Bommel andando a prendere il posto di Seedorf invitato, a sua volta, a fare il regista.
COPIONE –In realtà la situazione non è cambiata perché il Napoli è andato vicinissimo al quarto gol con Dzemaili e Lavezzi, mentre i rossoneri hanno continuato a ruminare gioco lento, ripetitivo. Alla squadra di Allegri sono mancati i guizzi creativi di Cassano. Ed è mancato soprattutto Pato, lontanissimo parente del giocatore che a Barcellona aveva portato in vantaggio il Milan. La morale è che ha vinto la squadra migliore, quella che ha cercato la vittoria con vero e proprio furore agonistico e che l’ha difesa con abnegazione e spirito di sacrificio rabbiosi.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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