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CdS – Ma quel tridente resta il più bello

Lavezzi a casa, Hamsik e Cavani nella ripresa: nessuno come loro

Il paradosso di questa sconfitta sta nel minuto del gol di Davide Moscardel­li: il 27′ del secondo tempo. Sessanta secondi prima, Mazzarri aveva ricomposto il triden­te- base quasi al completo, con Hamsik al fianco di Cavani. Mancava Lavezzi, rimasto a casa per guarire definitivamente dal proble­ma del piede. Prima che il Chievo andasse in vantaggio il Napoli aveva una squadra più aderente alla realtà, con Inler, lo slovacco e l’uruguaiano. In quel momento ha perso.

Raccontata così, però, la sconfitta non avrebbe e non ha senso. Un senso invece va ricercato nella decisione di Mazzarri di ribal­tare la squadra che aveva stupito a Manche­ster e sbriciolato il Milan. Quel Napoli aveva Hamsik-Lavezzi-Cavani in attacco dal primo minuto. A Verona, il tridente titolare era Ma­scara- Santana-Pandev. Così è affondato il Napoli, con tre attaccanti che non hanno fat­to un tiro in porta. Dal tridente più bello d’Eu­ropa (o uno dei più belli), a un tridente che ie­ri sera è sembrato lontano dalla dimensione tecnica e soprattutto dalle aspettative del Na­poli.

LA RICADUTA – La rotazione era inevitabile. Al­la quarta partita in 10 giorni c’è sempre un possibile punto di ricaduta. Non solo sotto l’aspetto fisico e atletico, ma anche sotto quel­lo nervoso. Dopo Manchester (Champions) e Milan (odore di primato in classifica), non sa­rebbe stato facile conservare gli stessi stimo­li e le stesse motivazioni per i giocatori che avevano realizzato un’impresa e… mezzo. E’ stata questa la ragione per cui Mazzarri ha ri­baltato tutto, a cominciare dai tre d’attacco. Ma rispetto ai tre titolari, la distanza di quel­li visti ieri sera è notevolissima. Pandev sem­brava lo stesso giocatore in piena involuzio­ne tecnica e tattica visto negli ultimi tempi dell’Inter e come punta centrale, terminale di un gioco che scarseggiava, non è stato capa­ce di tenere un pallone, tanto meno di giocar­lo. La sua capacità realizzativa ai tempi del­la Lazio era notevole per il ruolo non di pri­ma punta che occupava, aveva una media di 0,30 gol a partita, all’Inter si è abbassata a 0,10. Non proprio una media da bomber, è un dato da non sottovalutare. Lo stesso si può di­re di Santana (15 gol in 108 partite nella Fio­rentina, media di 0,13) e di Mascara. Messi uno sopra l’altro non arrivano a metà Cava­ni.

SPREMERE – Mazzarri ha sperato che il Napo­li spremuto da Champions e Milan potesse ricompattarsi con altri giocatori, ma l’esperi­mento del tridente di scorta è fallito. Non c’era inventiva, non c’erano idee e va detto pure che non c’era il sostegno del resto della squadra, cosa che non è mai mancata agli al­tri tre nelle prime gare della stagione. Non è in discussione il valore, come riserve, dei sin­goli, perchè Mascara può essere utile per far respirare una volta Lavezzi e una volta Cava­ni, così come Santana e anche come Pandev (se cresce come condizione), ma schierare tutt’e tre insieme vuol dire osare. Ci aspetta­vamo più rabbia, più accanimento da parte dei tre, lo stesso accanimento mostrato da Moscardelli. Per caratteristiche tecniche for­se non rientra nelle preferenze di Mazzarri, ma così gioca un attaccante che ha deciso di lasciare il segno. Il segno dei tre napoletani è stato una croce in mezzo al campo.

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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