Il menù lo hanno preparato mercoledì sera: firma con vigenza ridotta. Ieri, intorno all’ora di pranzo, lo hanno comunicato all’Aic acquartierata con il suo vertice nella sede vicentina ( il presidente Damiano Tommasi, il consigliere federale, Calcagno, il segretario Grazioli) e ai vertici federali ( il presidente federale, Giancarlo Abete, era impegnato, insieme al direttore generale, Antonello Valentini, a Ravenna nei rituali di accoglienza riservati al presidente della Fifa, Sepp Blatter).«Proposta ragionevole»,ha spiegato il presidente della Lega, Maurizio Beretta.
Accanto a lui ruggiva Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli:
«A questo punto, se ci saranno altri scioperi, la responsabilità sarà soltanto di Tommasi » .
Lui, De Laurentiis, di questa proposta che potrebbe sbloccare la vertenza sull’accordo collettivo (si trascina ormai da tredici mesi) è sostanzialmente il «padre naturale». Aveva lanciato l’idea giovedì scorso; Tommasi l’aveva raccolta in un estremo tentativo di mediazione venerdì mattina. E’ rinata mercoledì notte, tra un risotto e una spigola. «Purgata» della « pregiudiziale » che la settimana scorsa ha fatto naufragare tutti i tentativi di intesa: l’articolo 4, l’impegno dei calciatori a pagare il contributo di solidarietà anche in presenza di ingaggi concordati al netto. Lo ha detto con chiarezza Beretta:
«Avevamo sul tavolo un problema dal grande impatto che poteva costare ai club 50, 60 milioni di euro» .
CERINO – Ma al di là delle pregiudiziali, era apparso chiaro, per come la vicenda si era sviluppata, che, al di là degli aspetti formali, i club avevano in qualche maniera contribuito a far finire il negoziato su un binario morto. Beretta e i presidenti da accusatori ( « lo sciopero lo hanno proclamato loro » ) si erano trasformati in accusati. Ieri l’assemblea aveva due necessità: in primo luogo rispondere positivamente alle pressioni (Governo, Coni, Figc, Sky che nel prossimo contratto vorrebbe garantirsi circa la regolarità del campionato) che rivogliono le squadre in campo; in secondo luogo trasferire il cerino nelle mani della controparte, cioè i calciatori. E così è stato. In sostanza, dicono i presidenti, la proposta è identica a quella avanzata dall’Aic la scorsa settimana. Addirittura migliorata visto che di soldi (contributo di solidarietà) non si parla più. I miglioramenti non finiscono qui. Infatti, la Lega propone, subito dopo la firma, l’apertura di un tavolo che dovrà riscrivere in maniera più moderna il calcio italiano. Insomma, alla scadenza del contratto (il 30 giugno 2012) le parti si presenteranno preparate, con «un’intesa già pronta» (parole di De Laurentiis).
SCOGLIO – A questo punto l’unico scoglio che rischia di inceppare la navigazione verso il porto finale ( la ripresa del campionato) è proprio la durata del contratto perché sul famoso articolo 7, quello relativo agli allenamenti differenziati, le parti sono vicinissime. La Lega propone di avviare un confronto con l’Aic per definire quel nodo contrattuale in maniera «condivisa» . In tempi certi, un mese circa. Se non si trova l’accordo, verrà confermato il vecchio articolo 7 integrato con l’interpretazione messa a punto dal presidente federale agli inizi della scorsa settimana. Ovviamente con una correzione che Abete aveva già fatto nel corso dell’ultimo Consiglio federale: l’eliminazione di quell’aggettivo ( «temporanee» riferito alle esigenze tecniche che giustificano allenamenti differenziati) che aveva scatenato attacchi di orticaria nei dirigenti del calcio. Ora il cerino è nelle mani dei calciatori. Dice De Laurentiis:
«Io sono per natura un ottimista perché credo nell’intelligenza della gente. Se poi questa intelligenza non si dovesse manifestare, tutti insieme ci rammaricheremo» .
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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