Il segreto è in quel sorriso fanciullesco, da scugnizzo di Baires, che contagia e soprattutto conquista, in quella sincerità che emerge dallo sguardo da sognatore perso tra i dribbling agli interrogativi più insidiosi, in quelle verità sventagliate senza reticenza: si scrive Lavezzi, si rilegge un amore a prima vista, rafforzato sistematicamente da un tunnel birichino o da una finta entusiasmante, da quella confessione che (ri)lancia verso l’ultima frontiera ch’è www.elpocholavezzi.com, la finestra sull’universo dei fans ai quali dedicarsi con una frase ad «affetto» vero. «L’anno prossimo giocherò con questa maglia. Io qui sto bene, voglio vincere». Casa Lavezzi ora apre le sue porte al mondo intero, rimuove il velo di riservatezza, sfida la timidezza sommersa da quella spavalderia da funambolo e poi si lancia lontano, nel futuro, presentandosi in versione tecnologicamente avanzata ch’è un sito, il suo, spalancato su Marechiaro baciata dal sole. Clic, è il cuore che parla.
Si dice: Inter, Psg, l’Inghilterra, la Spagna….
«Lo dicono gli altri, il sottoscritto non ne ha mai parlato».
Da oggi, parlarle, sarà più semplice…
«Non sono un gran chiacchierone e non amo molto le conferenze stampa. Il sito mi permetterà di comunicare in diretta con i tifosi, magari di rispondere persino a domande sulla mia vita privata».
Sveliamo una curiosità, allora: ha già preso casa a Milano?
(sorriso…) «Non ho mai comprato casa a Milano, né penso di comprarla».
Vabbè, l’avrà affittata…
«Assolutamente no».
Vuol dire che l’anno prossimo la sua maglia sarà sempre azzurra e del Napoli?
«Sì, credo di sì, e non capisco neppure perché mi stiate facendo sempre questa domanda. Io qui sto benissimo, ho un contratto ancora lungo e sono tranquillo».
C’è un chiodo fisso in città, il Chelsea.
«Dimenticate che prima bisognerà affrontare la Fiorentina, perché il campionato ha un suo valore e tutto può ancora accadere. E poi, superarla positivamente significherebbe acquisire ulteriore fiducia nei nostri pezzo, per sfidare i blues».
La Champions è la favola.
«La sfida più importante dell’anno, ma noi siamo sufficientemente sereni: sappiamo quanto vale, sappiamo che segnerà la nostra stagione e forse anche quella dei nostri avversari. Ma ci conosciamo, siamo consapevoli delle nostre capacità e pensiamo e vogliamo superare il turno. Il gruppo ha una forza dentro inimmaginabile, andremo in campo senza riflettere sulla consistenza degli inglesi, che pure è notevole: noi intendiamo andare avanti, la fame non ci manca».
E’ la sfida più importante della sua carriera?
«Non mi sono ancora dato la risposta, ma è un match che pesa ed è il match dell’anno».
Che anno è, finora?
«Siamo in corsa su tre fronti, la Champions ci ha tolto energia e senza quest’appuntamento, secondo me, saremmo in corsa per lo scudetto. Di questo ne sono certo, però so bene che contano i fatti. Ma a volte si fa fatica a crederci, ma andare in campo ogni tre giorni toglie energia. Di sicuro è bello avere tutti questi impegni, e siamo orgogliosi di poter partecipare ad una manifestazione di questo livello».
L’anno prossimo rischiate di starne fuori….
«Il terzo posto è distante, non sarà facile afferrarlo, ma qualcosa può ancora accadere. Noi non ci arrendiamo, inseguiamo la continuità di risultati: riuscissimo a vincere tre-quattro partite consecutive, ci ritroveremmo di nuovo lassù. Lavoriamo per tentare quest’impresa, ben sapendo che sarà complicata. Ma guai mollare, non è nelle nostre corde».
Senza, sarebbe difficile convincere fuoriclasse come lei a scegliere Napoli?
«Questa è una società che sta crescendo a vista d’occhio, ora siamo tra le grandi di Europa, qui c’è il desiderio di restare con le stelle: il futuro è del Napoli, di un club che da tempo è riuscito a darsi una sua regolarità e che ha grandi ambizioni».
E’ il momento della Juventus…
«Se si sta giocando il campionato con il Milan, vuol dire che lo ha meritato. Nella passata stagione, nessuno s’aspettava il Napoli a quei livelli, e pure ci arrivammo, siamo stati in corsa per gran parte del torneo. Ora complimenti a loro, non si arriva in vetta per caso».
Una tesi ricorrente, sulle cause del vostro ritardo in campionato, è la stanchezza…
«La stanchezza si avverte soprattutto quando i risultati non arrivano. Ma è vero che ne abbiamo giocate tante di partite, e che l’usura fisica e anche nervosa in un certo senso incide».
Cosa augura a se stesso?
«Vincere lo scudetto con questa maglia. Le vittorie hanno un altro sapore, regalano gioia. E io voglio gustarle qua, se possibile. E poi segnare il gol della vittoria al Chelsea: se ci riesco, lo infilo nel sito, così chi vuole se lo rivede sempre».
Lo dica lei, per favore: Maradona o Messi?
«Non faccio torto a nessuno, dicendo Diego. Ciò che ha fatto lui, e come lo ha fatto lui, è storia».
Messi secondo, dunque?
«Straordinario, non molla mai, non si stufa mai di migliorarsi e non si sazia mai. Ma Diego, perdonatemi, è Diego».
Il pibe insegue Napoli e quella panchina.
«E’ chiaro che sarebbe bello e suggestivo, però adesso in quel posto c’è Mazzarri che ha garantito una identità alla squadra. E devo dire che qui era da un po’ che mancava un gruppo così caratterizzato dalla mano del suo allenatore. Però se un giorno dovesse arrivare Maradona sulla panchina del Napoli, immagino sarebbe veramente suggestivo per il popolo napoletano».
Come va con Mazzarri?
«Bene, come per gli altri. Io credo che la grande forza del tecnico sia innanzitutto nella capacità di saper gestire gli uomini, ed i risultati si stanno vedendo. Non c’è nessuno, tra di noi, che non vada d’accordo con Mazzarri».
La finale di Coppa Italia dista un gol.
«Siamo in condizioni ideali, nonostante la sconfitta nella gara d’andata, per raggiungerla. E certo addirittura vincerla sarebbe una soddisfazione enorme. E’ un obiettivo, ovviamente. Ma ragioniamo di partita in partita e adesso bisogna concentrarsi sulla Fiorentina».
Sarà un mese durissimo.
«Ma la vittoria sul Chievo ci ha garantito serenità interiore. Adesso ci sentiamo più leggeri e andare incontro a questi match ci sembra più semplice. A volte basta poco per infondere coraggio ad una squadra, per toglierle i cattivi pensieri dalla testa: a noi mancava un successo, servivano quei tre punti. Li abbiamo conquistati, guardiamo avanti».
Quant’è cambiato Lavezzi rispetto all’estate del 2007?
«Parecchio, ora gioca in maniera diversa, perché nella vita ci si evolve, si matura, si modifica il proprio modo di essere. E poi è passato anche tanto tempo da quando ho conosciuto il calcio italiano, è chiaro che ho mutato anche il mio modo di essere».
Segna poco, pocho.
«Confesso: a me piace molto produrre assist, però adesso mi manca il gol. Ma da un momento all’altro il vento cambierà. Pure Cavani, prima di venire a Napoli, non segnava con questa frequenza e ora è diventato un bomber».
Vero ch’è stato vicino alla Juventus?
«A me non risulta».
A proposito, ormai parla bene l’italiano.
«E se è per questo anche il napoletano. Ha letto l’homepage del mio sito, ce verimm ‘ncoppa a twitter e a facebook. Non male, vero?».
A proposito, a tatuaggi come stiamo?
«Non lo so, non li conto. Ma per il momento mi sono fermato. Poi, domani, chissà, potrei anche farne altri….».
Si sente leader di questo spogliatoio?
«Penso di essere un calciatore importante, nel contesto di una squadra in cui ne sono tanti altri di assoluto valore. Qui serve l’apporto di tutti, il calcio è un gioco di squadra e per battere il Chelsea o chiunque altro è indispensabile il collettivo».
Teme qualcuno in particolare dei “blues”?
«Sono talmente forti, che è impossibile pensare di esser preoccupato dalla presenza di uno piuttosto che da quella di un altro. Ma noi abbiamo appetito e questa chance vogliamo giocarcela a viso aperto, senza alcun timore reverenziale».
Le va riconosciuta grandissima sensibilità e il suo impegno per i bambini di Villa Gobernador merita un plauso.
«Faccio ciò che sento e l’Ansur è un impegno che vivo con sentimento, con partecipazione e con la speranza di riuscire a far sempre di più. C’è possibilità di saperne di più anche attraverso il sito, che contiene uno spazio dedicato».
Questo panorama, Marechiaro, che ha scelto per confessarsi cose le lascia dentro?
«E’ meraviglioso, come lo è questa città e la sua passione. Io so bene che la gente mi ama. E qui si sta veramente da re».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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