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CdS – Incocciati: “Fidatevi, il Napoli stavolta ce la fa”

Che notte, quella notte: ma, al novantesimo, fu 0-0. La memoria è un frullatore che talvolta demolisce i ricordi, ma l’ultima serata d’onore del san Paolo è lì dinnanzi agli occhi di Peppe Incocciati, maglia numero un­dici dell’epoca, e fotogrammi che anco­ra producono fitte. C’è Napoli-Villar­real, ventuno anni dopo Napoli-Spar­tak Mosca: il revival è un tuffo nei rim­pianti per ciò che poteva essere e non fu. Le ombre, da quel dì, s’impossessa­rono di Napoli.

Incocciati, ricordiamola quella sera.

«Dimenticarla è impossibile, mi creda. Fu uno 0-0 deciso dal destino, così co­me l’eliminazione. Attaccammo novan­ta minuti, assediammo l’area dello Spartak Mosca, prendemmo tre pali; un altro lo colpii io al ritorno, quando uscimmo ai rigori».

La fine dell’impero era nell’aria, però.

«Si aveva percezione delle difficoltà so­cietarie. Ma soprattutto si cominciaro­no a intuire i problemi di Diego, esplo­si poi nella gara di ritorno e, soprattut­to, nel gennaio seguente, quando fu tro­vato positivo al controllo antidoping. Ma quella era ancora una squadra for­tissima, per me la più forte in Italia».

Lei crede che la qualificazione avreb­be rallentato il processo di sfaldamen­to?

«Ne sono convinto, perché dentro di noi avevamo talmente tanta qualità da poter arginare per un po’ il declino. Ma il fato ha deciso per noi. Prosegui­re in Coppa Campioni avrebbe conces­so energia ed entusiasmo ad un am­biente che coglieva i disagi».

La scena madre accadde al ritorno, ma all’andata, nell’ultima volta al san Paolo…

«E’ rimasta scolpita, anche nell’imma­ginario collettivo, il ricordo della par­tenza per Mosca, quando Diego rima­se a casa, prima di partire da solo per raggiungerci. Però nei novanta minu­ti a Fuorigrotta le provammo proprio tutte e non c’è stato, nella mia carrie­ra, 0-0 più bugiardo».

Ventuno anni dopo, cosa è cambiato?

«Intanto, sono felice che questo popo­lo meraviglioso possa vivere l’espe­rienza della Champions, che per gli ap­passionati di calcio e per un tifoso di una squadra di club non ha eguali. Per me Napoli è sempre la stessa, perché io la follia della gente l’ho vissuta e dun­que so bene cosa voglia dire vivere una serata del genere. So anche cosa siano in grado di offrire i tifosi. Intuisco la pressione nervosa di chi va in campo, ma alla lunga questo stress diviene un’arma in più, un aspetto positivo».

Un ex attaccante cosa prevede per Napoli-Villarreal?

«Gara difficile, come tutte quelle di un certo livello. Contro una formazione molto ben organizzata. Ma il Napoli ha schemi, ha variazioni di giocate».

L’Incocciati di oggi fa l’allenatore..

«E sono curioso di scoprire come vera­mente il Napoli riesca ad affrontare gli spagnoli. Il paradosso di questi ultimi sette giorni è nelle considerazioni di alcuni: dopo aver battuto il Milan, tut­ti a dire che gli uomini di Mazzarri erano i favoriti allo scudetto; è basta­ta una sconfitta a Verona ed un pareg­gio con la Fiorentina per lanciare l’al­larme. Partita da vedere, dunque, pu­re per capire cosa sia accaduto, se qualcosa è accaduta: io credo sempli­cemente in un passaggio a vuoto, det­tato dalla fatica, da un rallentamento anche mentale che può essere fisiolo­gico ».

Torniamo allo Spartak e a quella not­te.

«Alla fine della sfida, imprecavamo: ma non avevamo nessuno con cui prendercela, nemmeno con noi stessi. Pensavamo di farcela al ritorno, era­vamo convinti di noi: ma era scritto che la favola dovesse finire, che quel ciclo irresistibile dovesse arrivare al capolinea. E’ stato doloroso, per noi calciatori, perché credevamo in noi stessi».

Scelga gli uomini-partita.

«Il Napoli punta sull’organizzazione, ma è indubbio che quei tre là davanti da soli possono far male ed in qualsia­si momento. Punto su Cavani, Lavezzi ed Hamsik, anche se non vi sembrerò originale».

Incocciati aspetta panca: si muove qualcosa?

«Non ho fretta, non inseguo contratti ma idee. Ho vinto in C2 con la Cisco Roma, l’anno scorso sono andato via a quattro giornate dalla fine, mentre con l’Atletico ero in griglia play-off e ri­schiavo, diciamo così, di andare in se­rie B. Mi piace il 4-3-3, avrò tempo e modo di studiarlo, stando fermo. In­tanto mi aggiorno e poi valuto. Per il momento, mi godo Napoli-Villarreal in poltrona e prenoto una delle prossime partite al S. Paolo: è il mio modo di far gli auguri a Mazzarri e ai suoi, affin­ché passino il turno».

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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