E quando comparirà, sembrerà un miracolo: un anno e mezzo con la sua ombra principesca a galleggiare nell’aria, una presenza fissa nel cielo di Napoli; una visione, talvolta, prima che si trasformasse in apparizione. Gokhan Inler è il regista e anche il mediano, l’interditore e anche l’incursore, d’una squadra divenuta sua in tempi non sospetti: ma ce n’è voluta. L’amore a prima vista -ottobre 2009 – ha richiesto un corteggiamento lungo, estenuante e passi mai troppo audaci, mai troppo cauti, in un gioco della parti fatto di sguardi e di allusioni, un processo d’avvicinamento graduale. Gokhan Inler ha intuito che Napoli dovesse essere casa sua a più riprese: nel gennaio scorso, dopo aver avuto certezza d’una stima profonda, smisurata, sfociata in un contratto virtualmente redatto nel giorno dell’Epifania e poi congelato da Guidolin,consapevole di avere in mano un’Udinese da favola; poi ad aprile, al suo approdo a Capodichino, quando il bagno di folla e le domande e le invocazioni lo emozionarono, sino a tratterne l’esultanza dopo l’eurogol da trenta mesi che escluse il suo prossimo club dalla lotta per lo scudetto; e ancora, un mese fa, con l’accordo Pozzo-De Laurentiis, quindici milioni di euro per mettere pure la parola fine a un braccio di ferro che in realtà sapeva di stretta di mano; a seguire, due settima fa, con la telefonata di Mazzarri, un fiume di belle parole e una considerazione centrale all’interno del progetto tecnico; e, infine, nella sottile opera di persuasione, mai eccessiva, sempre discreta, del presidente, che ha già steso il quinquennale e che ora aspetta semplicemente il momento buono (in stile calcistico-cinematografico) per offrirlo al pubblico. L’ora di Inler sta è ormai arrivata.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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