Il Napoli ringrazia per l’invito ma incassa una sonora lezione. Di più probabilmente non poteva fare. Nel primo tempo riesce anche da avere qualche acuto (due gol annullati a Cavani), poi quando nella ripresa entrano le vere stelle del Barca, a cominciare da Messi, i partenopei alzano bandiera bianca lasciando ai blaugrana il trofeo Gamper a cui tanto tengono. Uscire dal Camp Nou con un passivo di due gol nel primo tempo e cinque complessivi non è un disonore. Gli azzurri si comportano da degni sparring dei campioni ma realizzano anche che in Champions ci sarà da soffrire già nella fase a gironi.
BARCA IN SURPLACE – Dopo il «clasico», quale occasione migliore per scaricare un pò di stress e far riposare un paio di big? Per il Barcellona è la serata giusta: c’è festa al Camp Nou ( non pienissimo ma comunque con oltre sessantamila spettatori), il Napoli non può impensierire più di tanto, e ci sono un paio di giovani che meritano un pò di vetrina. Ed allora Guardiola lascia diverse stelle a guardare mandando in campo un Barca senza tante stelle ma con un Cesc Fabregas capace da solo di attirare le attenzioni di tutta la torcida blaugrana. Basta lui per accendere lo stadio dei campioni. E poco importa se manca gente del calibro di Messi o di Xavi; se non ci sono Abidal e Dani Alves, e tra i pali va Pinto invece di Valdes. Chi ruota attorna al figliol prodigo rientrato dall’Arsenal conosce a memoria lo spartito. Ed i ricambi di cui dispone Guardiola sono di assoluto rispetto. Lui sì che può permetterselo. Basta vedere con quanta personalità si muove Keita in mezzo al campo e con quanta agilità giostra Thiago nella zona di Hamsik. Il Barca ed il tempio in cui si esibisce incutono sempre soggezione. Il Napoli prova a opporsi con gli uomini migliori e con le armi di cui dispone: difesa e ripartenza. Senza cambiare più di tanto quel modulo mandato giù a memoria, il tre- quattrodue- uno che diventa spesso cinquequattro- uno vista la pericolosità di un avversario di gran lunga superiore sul piano tecnico anche con le seconde linee. Con il Barcellona di oggi occorre solo rischiare di non fare una figuraccia.
DAVIDE CONTRO GOLIA – Il Napoli nei panni di Davide che si misura contro Golia inizia la sfida con la giusta dose di umiltà ed anche un pizzico di impertinenza. Merito di chi se non di Ezequiel Lavezzi? E’ il Pocho che con le sue serpentine prova a scuotere la difesa blaugrana. Ed al 10′, il Napoli culla per un attimo il sogno di passare persino in vantaggio al Camp Nou. Azione da manuale: da Maggio a destra per Hamsik che serve a Cavani il quale spalle alla porta si esibisce in una sploendida rovesciata, un numero degno di una platea dal gusto così raffinato. Ma l’arbitro annulla per fuorigioco di Hamsik. All’11’ è Cavani a provarci di testa. Per venti minuti, il Napoli dà l’impressione di essere in partita, di voler essere uno sparring capace anche di insidiare la difesa blaugrana, ma è solo un’impressione. Non basta la generosità e qualche bella triangolazione quando dall’altra parte c’è l’università del calcio.
CESC SUGLI SCUDI – Appena il Barcellona decide di ingranare le marce alte, il Napoli cede: va in gol Fabregas (25′) su affondo e cross di Adriano; poi è la volta di Keita su imbeccata di Iniesta. Quindi De Sanctis evita il tris e poi Aronica (subentrato a Britos, infortunato) salva sulla linea. Cosa dire del Napoli nel primo tempo? Che ha mostrato coraggio ed una certa organizzazione di gioco. Ed è riuscito a limitare il passivo.
MESSI STELLARE – Quando Guardiola lascia entrare Messi e poi Xavi, Abidal, Mascherano, la partita per alcuni minuti si trasforma in un tiro al bersaglio: pali, traverse, gol. Il super Barcellona regala spettacolo calcistico allo stato puro. Realizza il terzo gol con Pedro (in seguito ad un calcio da fermo di Messi ). Poi è la «pulce» a centrare il poker e poi con un’azione personale a trafiggere ancora l’incolpevole De Sanctis. Mazzarri prova ad inserire le sue seconde linee. E qui la forbice si allarga ancora di più. Troppo netto il divario tecnico al confronto di quei fuoriclasse che si muovono in un’orchestra. Eppure il Napoli non si sfilaccia del tutto. Onora l’invito. Prova a non essere sepolto da una montagna di gol. E Mazzarri concede la soddisfazione di giocare al Camp Nou all’intera panchina compreso il portiere Rosati e Grava che un giorno potrà dire di aver affrontato nientemeno che il numero uno al mondo. Il Barca decide di non umiliare più di tanto l’avversario, gioca sulle punte nel finale di gara ed il Napoli, pur rischiando di capitolare ancora, resta in piedi lasciando il campo con dignità e ringraziando per l’invito.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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